
Yossi Kuperwasser è stato un generale dell'esercito israeliano a capo dell'unità di ricerca dell'intelligence militare dell'Idf e direttore del ministero degli Affari strategici. Oggi ricopre l'incarico di direttore del Jerusalem Institute for Strategy and Security (Jiss).
Generale, Israele sta lavorando a un cambio di regime in Iran?
"È possibile ma non è l'obiettivo di Israele, può essere una conseguenza ma non attacchiamo l'Iran per realizzare un regime change, vogliamo distruggere il programma nucleare iraniano e per farlo serve attaccare le figure principali del regime iraniano. È però compito delle persone iraniane cambiare il regime, non il nostro, da questo punto di vista dipende dal popolo iraniano".
Eppure ieri il ministro della Difesa Katz ha dichiarato che "Khamenei è un moderno Hitler, non può vivere", la sua uccisione è quindi uno degli obiettivi di Israele?
"Non è il nostro obiettivo principale ma dipende dalle circostanze, certo se questo serve per fermare gli attacchi contro Israele si può prendere in considerazione".
Pensa che l'entrata in guerra degli Stati Uniti sia possibile e imminente?
"È una possibilità, gli americani vedono che l'andamento della guerra è favorevole a Israele e per questo stanno considerando di poter entrare nella partita. Gli Stati Uniti sono gli unici ad avere la bomba necessaria per distruggere in profondità i siti di produzione del nucleare iraniano. Se gli Usa non entrano in guerra ci vorrà più tempo, per questo Netanyahu e Trump si sono parlati, per accorciare i tempi della guerra".
Il precedente della guerra in Iraq con l'uccisione di Saddam Hussein e poi un lungo periodo di vuoto di potere non rischia di essere un deterrente per un intervento americano?
"Nessuno pensa a un intervento con i militari a terra ma solo un attacco aereo, è normale ci siano conseguenze ma i benefici saranno molti di più dei rischi. È una situazione molto diversa dall'Iraq e un intervento americano può aumentare la possibilità che l'Iran accetti l'accordo per non avere il nucleare. Allo stato attuale invece tra cinque anni potranno avere un nuovo nucleare".
In questo contesto Vladimir Putin e la Russia possono giocare un ruolo?
"Hanno un ruolo minore, sono amici dell'Iran ma non vogliono essere dentro la guerra, neanche i russi vogliono in realtà che l'Iran abbia il nucleare, non è nel loro interesse. In ogni caso la Russia può convincere l'Iran a trovare un accordo, se i russi dicono agli iraniani dovete accettarlo è possibile lo facciano".
In Europa si discute del fatto che l'Ue non riesce ad avere un ruolo geopolitico forte, pensa che possa dire la propria nella guerra in corso?
"L'Europa può avere un proprio ruolo mettendo pressione all'Iran, oggi non lo ha perché avete deciso di non averlo ma potete usare le sanzioni come strumento di pressione e trattativa, per esempio immaginando di rivederle in cambio di un accordo sul nucleare da parte dell'Iran, questo può aiutare".
Qual è in questi giorni il sentimento dell'opinione pubblica israeliana in merito alla guerra in Iran?
"Sul contrasto all'Iran l'opinione pubblica israeliana è unita, anche i leader dell'opposizione supportano l'azione del governo e, anche chi è contro Netanyahu, in questo momento sta dalla parte di Israele".
La guerra in Iran ha messo in secondo piano la situazione a Gaza, come si evolverà secondo lei?
"La guerra
a Gaza continuerà finché non avremo liberato tutti gli ostaggi, non ci può essere un accordo finché Hamas non verrà rimosso dal potere, spero che la pressione a cui stiamo ponendo l'Iran abbia conseguenze anche su Hamas".