Nino Materi
Il suo sogno? «Tornare a fare grande l'America». Nelle foto del suo profilo Facebook la frase «trumpiana» campeggia su una maglietta rossa: «Make America great again!». In un'altra immagine appare invece con un fucile tra le mani. Probabilmente la stessa arma usato ieri da Esteban Santiago, (30 anni, ex militare di origine ispanica con tanto di piastrina «nostalgica» al collo) per seminare morte nell'aeroporto di Fort Lauderdale in Florida, a nord di Miami. Erano da poco trascorse le 16.
Tra i turisti in arrivo e in partenza ancora tanta voglia di vacanza. Le notizie delle stragi e degli attentati a Istambul sembravano lontane, estranee a quel clima di euforia postnatalizia a stelle estrisce. E invece ecco sulla pista riecheggiare i primi spari. Nel giro di pochi secondi cadono a terra senza vita 5 persone, altre 15 vengono ferite. L'asfalto si macchia di sangue. A fare fuoco all'impazzata un uomo con una t-shirt di «Star Wars». Il «guerriero stellare» si materializza dal nulla, come i peggiori incubi, e comincia a sparare: mira alla testa. Quando il caricatore esaurisce i proiettii, lui con calma ricarica l'arma e torna a fare fuoco.
La sua personale guerra Santiago ha deciso di portarla lì, nell'aeroporto di Fort Lauderdale che si è subito trasformato in un «forte» assediato da polizia e forze speciali. Centinaia di persone cominciano a correre, l'evacuazione avviene nel panico generale. Centinaia di spari, poi l'arresto del killer: Santiago, con la sua faccia un po' così. «Non è un terrorista» si affretta a precisare la polizia che però continua a sparare dentro e fuori lo scalo aeroportuale. Le radio delle forze dell'ordine gracchiano: «Ci sono altri complici asserragliati». Sono i complici di Santiago? Le risposte sono ancora incerte. Sicuro è invece il terrore che è tornato ad attanagliare gli Usa. Sui network hanno cominciato a scorrere le immagine drammatiche di centinaia di passeggeri che con le mani alzate guadagnavano le uscite riversandosi all'esterno dello scalo. Ma proprio mentre le telecamere riprendevano la scena, nell'area del parcheggio comincia la «fase due» del dramma: altri spari da parte della polizia per snidare un non meglio precisato «complice». Ovunque gli uomini dei reparti speciali e tiratori scelti. Clima di paura e incertezza che ha contribuito a rendere ancora più surreale un pomeriggio che ha riattivato negli occhi degli americani le immagini dei peggiori momenti vissuti dal proprio Paese. Nelle case degli americani il «film» dell'angoscia si ripete incessantemente, così come i commenti dei reporter: «La sparatoria è avvenuta nell'area ritiro bagagli del terminal 2. Le immagini mostrano passeggeri evacuati. Il movente del gesto resta ancora un mistero». La Cnn ribadisce: «Non sarebbe stato un'azione terroristica». I testimoni oculari citati dalla rete di Atlanta riferiscono che l'uomo non avrebbe urlato alcuno slogan nel momento in cui ha iniziato ad aprire il fuoco: «Non diceva una parola. Sparava con precisione dopo aver preso la mira. Pareva tranquillo e sicuro di sé. Sembrava un professionista abituato a maneggiare le armi».
Il sindaco della città di Miami, Barbara Sharief, sostiene che «non ci sono elementi al momento che lascerebbero intendere che abbia agito insieme ad altri complici».
Ari Fleischer, ex portavoce di George W.
Bush, era sul posto e ha scritto su Twitter che «tutti stanno correndo nello scalo internazionale, ormai in preda al panico e al caos più totali». Un'altra persona ha twittato una foto di un uomo seduto a terra sanguinante. Intanto Trump e Obama raccomandano: «Americani, rimanete in casa». Un annuncio che mette i brividi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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