
Sulla richiesta di cassa integrazione a zero ore durante il periodo del Covid per i 13 dipendenti di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria, società del gruppo fondato da Daniela Santanchè che ne è uscita nel 2022, ha "deciso" Paolo Concordia. Lui gestiva "tutto", compreso il personale perché aveva le "competenze" necessarie e conosceva bene l'azienda. Così ieri in udienza preliminare davanti al gup di Milano Tiziana Gueli, in un interrogatorio durato quasi tre ore, il compagno del ministro del Turismo, Dimitri Kunz, ha ribadito la propria estraneità alle accuse della Procura.
Il caso è quello della presunta truffa aggravata all'Inps, di cui rispondono Santanchè, Kunz, Concordia, all'epoca collaboratore esterno della società, e le due aziende: Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria. Al centro delle accuse dei pm Luigi Luzi e Marina Gravina, la Cig erogata dall'ente previdenziale durante la pandemia. Kunz ha in sostanza confermato quanto messo a verbale lo scorso 20 maggio, sempre davanti al gup, dallo stesso Concordia. Parole ripetute ieri dall'imprenditore e su cui la difesa della senatrice di Fdi punta per evitarle il rinvio a giudizio. "Sono sempre" e "assolutamente" fiducioso, ha affermato Kunz al termine dell'interrogatorio. Come hanno spiegato gli avvocati Nicolò Pelanda e Salvatore Pino, difensori del ministro e del compagno, quest'ultimo "ha fornito elementi oggettivi e importanti che rappresentano la sua estraneità ad alcune decisioni assunte in seno a Visibilia Editore", la sola società in cui ha avuto cariche. L'imprenditore, hanno chiarito i legali, non ha avuto alcun ruolo nella decisione di chiedere la Cig e "nessuna consapevolezza che venisse applicata una cassa a zero ore".
Sempre ieri gli avvocati Pelanda e Pino hanno chiesto al giudice di non utilizzare una serie di conversazioni private intercorse tra Santanchè e alcuni dipendenti del gruppo Visibilia: "Abbiamo formulato - spiegano - una eccezione di inutilizzabilità relativa all'acquisizione di mail, messaggi Whatsapp e registrazioni di conversazioni ambientali" che riguardano il ministro e che sarebbero state realizzate "tra il 2015 e il 2021" dai dipendenti di Visibilia all'insaputa della senatrice, anche all'interno della sua abitazione milanese. "Si tratta di inutilizzabilità in ragione della mancata autorizzazione a procedere" che la Procura avrebbe dovuto chiedere, visto che in quegli anni Santanchè è sempre stata eletta in Parlamento (prima alla Camera e poi al Senato). Il materiale, secondo la difesa, "è stato acquisito" dalla Procura "sollecitando un dipendente a fornire una corrispondenza che, si sapeva benissimo, individuava fra i destinatari anche un senatore della Repubblica". Di tali conversazioni, depositate dai pm alle difese nel marzo dell'anno scorso con la chiusura delle indagini, si è saputo solo ora. Ieri su questo punto i legali si sono appellati tra l'altro alla sentenza della Corte costituzionale sul caso Renzi, che affrontava proprio tale questione, e hanno eccepito che sia stato violato l'articolo 68 della Costituzione laddove si riferisce alla lesione delle immunità parlamentari.
L'udienza preliminare riprenderà il 17 ottobre.
In quella data i pm si sono riservati di replicare all'eccezione della difesa, sulla cui ammissibilità il gup deciderà subito dopo. Poi potrebbe rispondere alle domande del giudice il ministro Santanché e infine la parola passerà ai pm, che insisteranno nella richiesta di processo per gli imputati.