Forza Italia: «Laburisti asfaltati dai liberali» Ma la Lega non demorde e invidia Wilders

Il leader leghista sulla «sconfitta»: crescono di un terzo, ci metterei la firma

Pier Francesco Borgia

Roma La diga antipopulista alla fine non è crollata. Fatto questo che ha permesso agli europeisti convinti di tirare un sospiro di sollievo dopo i risultati elettorali che hanno visto l'onda lunga del populismo xenofobo del partito di Geert Wilders non sfondare in Olanda. A urne chiuse nella terra dei tulipani, da noi si torna a leggere i risultati elettorali con la lente del nostro particulare (a dirla con Guicciardini). E più o meno tutti gongolano. Alcuni a ragione. Altri solo a prezzo di arrampicarsi sugli specchi. Tra quelli che hanno motivi validi per gongolare c'è Salvini. Lui stesso si definisce «il più fervido» sostenitore nostrano del Partito della libertà di Wilders. Certo, il suo beniamino non ha sfondato. Però è salito nei consensi, prendendo un terzo in più dei seggi (passando da quindici a venti e diventando il secondo partito del parlamento olandese). Per rimarcare la soddisfazione, intervenendo a Radio Padania, il segretario federale della Lega rincara la dose del suo entusiasmo: «Ci metterei la firma ad essere sconfitto come Wilders». Che poi non è molto diversa dalla reazione della leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. Con una punta di malizia, si chiede cosa avranno da festeggiare i paladini del Pd, visto che «il partito socialista (già al governo come alleato dei liberali, ndr) è crollato nei consensi passando dal 34% al 5%?». Più giustificata l'esultanza mostrata dagli esponenti del nostro centro-destra. D'altronde il vincitore è ancora il premier uscente, quel Mark Rutte che guida il partito liberale e che ha ottenuto oltre il 55% dei voti e ben 33 seggi. Inutile che il Pd gongoli per la bocciatura del partito di Wilders, suggerisce Elvira Savino, capogruppo di Forza Italia nella Commissione delle politiche comunitarie di Montecitorio. «La vittoria dei liberali di Rutte - spiega -ha ridato vigore alla democrazia olandese ma ha anche asfaltato i laburisti». «Si possono raccogliere i voti del malcontento - le fa eco il compagno di partito Osvaldo Napoli - soffiare sulla rabbia, ma quei voti non saranno mai sufficienti per trasformare un partito estremista in un partito di governo». Insomma, aggiunge Fabrizio Cicchitto (Ncd): «Quando c'è un'area politica di centro che dà battaglia senza nutrire complessi di inferiorità nei confronti dei populisti è possibile bloccare l'avanzata dei barbari». C'è chi, come il senatore Roberto Cociancich (responsabile Europa del Pd) sottolinea lo stop imposto a chi teneva alto il vessillo antieuropeista e lanciava slogan islamofobi. «Il voto degli olandesi - conclude Cociancich - ha decretato la netta sconfitta dell'euroscettico Wilders». Ora i paladini dell'Europa possono rialzare la testa.

Romano Prodi, ad esempio, già scommette sulla tenuta del partito europeista anche alle prossime presidenziali in Francia. Stesso ottimismo anima Marina Sereni (Pd). «L'ipotesi della Nexit - dice - esce dall'agenda politica europea e questo è un elemento che ci fa guardare con fiducia alle prossime consultazioni in Francia e Germania».

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