Franceschini recluta artisti: «Ma per lavorare pagate voi»

Chiama a raccolta fior di professionisti e gli chiede di rinunciare alla paga (e sostenere pure le spese). Ma poi fa retromarcia

Franceschini recluta artisti: «Ma per lavorare pagate voi»

Caro ministro Dario Franceschini, da oggi, per coerenza, lei dovrebbe lavorare gratis. E, per la sua nobile attività di responsabile dei Beni Culturali, neppure chiedere il rimborso spese. Inoltre, già che ci siamo, dovrebbe pagarsi la «polizza assicurativa di responsabilità civile per danni a persone e cose». Nessun accanimento, per carità: si infatti delle stesse cose che Franceschini - attraverso il bando di concorso emanato dal suo dicastero - ha chiesto agli artisti, potenziali animatori della manifestazione denominata «Notti al Museo». Roba bella in teoria, ma che già l'anno scorso si rivelò un mezzo flop causa boicottaggio dei soliti custodi (in primis Colosseo e scavi di Pompei) che avrebbero dovuto prolungare il turno di apertura fino alle ore 22. Sì, figuriamoci... Che il ministro l'abbia fatta grossa è dimostrato dal fatto che il bando di concorso (a firma del direttore generale del Mibact, Anna Maria Buzzi) è stato frettolosamente ritirato dal sito del ministero dopo che Franceschini e la signora Buzzi sono stati subissati da fischi e pernacchie. E mai manifestazioni sonore furono più meritate, considerato che la premiata ditta Franceschini&Buzzi ha avuto la faccia tosta di chiedere agli aspiranti artisti di «prestare la loro opera gratis», oltre che «pagarsi spese e assicurazione». E la Siae.

Ministro, scusi la domanda banale: ma perché dei professionisti dovrebbero lavorare gratis e smenarci anche dei soldi? Per la sua bella faccia? Per il «prestigio» di lavorare per un ministero che dovrebbe tutelare il nostro patrimonio artistico e invece lascia che vada in malora?

In Italia abbiamo un tesoro di 3.400 musei, 2.100 parchi archeologici e 43 siti Unesco dai quali lo Stato incassa molto meno di quanto potrebbe; basti pensare che gli Usa con la metà dei siti italiani ha un ritorno economico superiore di 16 volte quello del nostro Paese (Francia e Regno Unito tra 4 e 7 volte quello italiano). Ministro Franceschini, per piacere, ci potrebbe spiegare le ragioni di questo disastro? Lei sostiene giustamente che il suo è un ministero anche «economico», nel senso che la cultura può - e deve - rappresentare anche un volano di tipo finanziario. Ma come lo attiviamo il «volano», facendo lavorare gratis la gente? Inevitabile che la Rete sia andata in tilt, ironizzando non poco sull'assurdità del bando di concorso «a gratis». Tutto nasce dall'iniziativa - lodevole in teoria - di Franceschini di rendere più interessante la manifestazione estiva, «Notti al Museo». Come? «Promuovendo la creatività italiana in alcuni dei luoghi della cultura statali più significativi, contribuendo, altresì, a potenziare l'offerta in occasione delle aperture notturne e ad attrarre, di conseguenza, un numero più ampio di visitatori attraverso altre espressioni d'arte». Bla bla. L'asino cade infatti già al punto 2 del bando, dove si parla «di persone che intendano realizzare eventi culturali a titolo gratuito in favore del Ministero». Le cose peggiorano al punto 6, dove la prestazione gratuita si aggrava a causa delle spese che i potenziali artisti dovrebbero sostenere: «Il proponente dichiara di essere in possesso di adeguata polizza assicurativa di responsabilità civile per danni a persone e cose, esibendone copia a richiesta dell'Amministrazione».

Una lettera aperta del violoncellista Michele Spellucci stata indirizzata al ministero, sintetizza bene l'aspetto tragicomico della vicenda: «Il ministero chiama a raccolta tutti gli operatori culturali per organizzare eventi che rendano più appetibile una propria iniziativa.

Ciò non prevede però solo la beffa di essere a titolo completamente gratuito ma anche il danno di prevedere una serie inspiegabile di oneri a carico degli operatori culturali stessi. Ora, con tutto il cuore, ministro Franceschini, le chiedo: CON QUALE CORAGGIO????». Servono altri punti interrogativi?

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