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Il funerale di Bannon al governo: "Non tutti i matrimoni funzionano"

L'ex stratega di Trump: "Due visioni diverse dell'economia. Salvini sta dando un messaggio a chi lo ha votato alle europee"

Il funerale di Bannon al governo: "Non tutti i matrimoni funzionano"

Era stato il grande sacerdote del "matrimonio" tra Lega e Movimento 5 Stelle. Era stato lui che, trasferitosi a Roma, tirava le fila per portare al governo l'alleanza giallo-verde. Ma ora Steve Bannon - stratega della campagna elettorale di Donald Trump e ideatore di The Movement - sembra voler metter la parola fine all'esperienza di Luigi Di Maio e Matteo Salvini. E lo fa in una intervista che uscirà il prossimo venerdì su Sette: "Non tutti i matrimoni funzionano, ve lo dice uno che si è sposato tre volte". E ancora: "Penso che quello tra Salvini e Di Maio sia stato un nobile esperimento. Mi piacerebbe vederlo continuare, sarebbe fantastico, ma capisco perché potrebbe non accadere. Hanno cercato di tenere unite due visioni diverse dell' economia, da una parte il salario minimo e dall' altra la flat tax. E poi credo che Salvini stia dando un messaggio a chi lo ha votato nelle elezioni europee".

Le differenze tra le due anime del governo sono infatti molto diverse, e a volte quasi impossibili da conciliare, su diversi fronti: economico e di politica estera in testa. La Lega vuole la flat tax, il Movimento 5 stelle, invece, il reddito di cittanza. Salvini è sempre più vicino a Trump, Di Maio a Xi Jinping. Ed è proprio nei confronti dei rapporti tra grillini e Pechino che Bannon usa parole di fuoco: "Penso che Di Maio abbia esibito un' incredibile ingenuità andando a Pechino, ha dimostrato che non è ancora pronto per la ribalta. Che ingenuo. Ho visto gli articoli che arrivavano dalla Cina, è tornato con gli occhi spalancati, e loro sono abili nell'insistere su aspetti come questo". Per lo stratega, infatti, la Cina è il perixolo numero 1 di tutto il mondo occidentale, non solo degli Stati Uniti. Per motivi economici, innanzitutto, come testimonia la guerra dei dazi. Ma anche da un punto di vista ideologico, Pechino rappresenta l'opposto della visione del mondo che ha Bannon.

Il guru americano non si fida nemmeno della popolarità del premier, Giuseppe Conte (che gode del 58% dell'approvazione popolare contro il 54% di Salvini): "È una falsa equivalenza. Conte ha un ruolo molto più facile: va al G7, al G20, può far crescere la propria popolarità senza dover prendere decisioni difficili, a differenza di Salvini. Se dovesse decidere sugli enormi problemi finanziari dell' Italia o sull' immigrazione, vedremmo per quanto tempo manterrebbe quel tasso di popolarità".

Ma cosa può accadere quindi in Italia? Il governo cadrà davvero e andremo al voto? E soprattutto: Salvini diventerà davvero premier? Sarebbe - sostiene Bannon - "una mossa ardita convocare le elezioni in un momento rischioso per la crescita, con i tassi di interesse negativi della Banca centrale europea". Un futuro non certo roseo.

Di cui Salvini dovrà tenere conto.

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