In conferenza stampa alla fine del G7 di Elmau, Mario Draghi ha fatto il punto su quanto stabilito nella tre giorni di riunioni tra i principali leader del pianeta. Sul tavolo del castello tedesco dove sono stati ospitati, gli esponenti degli Stati invitati al vertice hanno discusso prevalentemente delle misure da prendere per contrastare le ripercussioni sull'economia e il commercio della guerra in Ucraina, ma anche delle mosse da fare per sperare di raggiungere rapidamente la pace. "Occorre però essere consapevoli che noi oramai rappresentiamo una minoranza. Una minoranza potente indubbiamente", ha detto Draghi che, interrogato sulla presenza di Putin al G20, ha dichiarato: "Il presidente indonesiano lo esclude, è stato categorico, non verrà. Potrà succedere un intervento da remoto, vedremo". Nel frattempo, però il G7 ha confermato le sanzioni, un impegno "essenziale per riportare la Russia al tavolo dei negoziati".
Sostegno all'Ucraina
Il primo elemento emerso dal vertice è la coesione, forte e radicata, dei Paesi che lavorano tutti per un unico obiettivo: "Questo G7 è stato veramente un successo, i nostri Paesi hanno riaffermato piena e grande coesione, grande unità di vedute in particolare per quanto riguarda la guerra in Ucraina e le sue conseguenze". Finché Vladimir Putin non mostrerà una reale intenzione di interrompere il conflitto, "il G7 è pronto a sostenere l'Ucraina per tutto il tempo necessario". Parole che sottintendono la decisione di continuare a inviare armi e armamenti al Paese di Zelensky, così come è stato fatto finora anche dall'Italia: "Non c'è pace se l'Ucraina non riesce a difendersi. C'è oppressione ma non pace. Finora il sostegno dato all'Ucraina è stata la condizione essenziale per difendersi. Lo ha fatto con efficacia e con coraggio".
"Ieri mattina abbiamo ascoltato Zelensky, che ci ha chiesto aiuto nel conflitto e nella ricostruzione. Dall'inizio del conflitto la Russia ha lanciato 3.800 missili sull'Ucraina. I massacri dei civili continuano e c'è bisogno di proteggere la popolazione", ha sottolineato Mario Draghi, con riferimento al missile caduto sul centro commerciale di Kremenchuk, nell'oblast di Poltava, sulle rive del fiume Dniepr. La Russia sta avanzando e questo è un dato oggettivo, ma per il G7 e per il presidente dell'Ucraina di sarebbero i margini per fermarlo: "Noi veniamo da giorni dove il progresso russo è stato costante. Una delle cose che ha detto Zelensky è che dovrà partire il contrattacco ed è fiducioso che possa riuscire".
I tempi per parlare di pace sono maturi ma il premier italiano ha precisato che i termini della discussione dovranno essere decisi dall'Ucraina e non stabiliti da altri Paesi: "La pace dovrà essere quella che vuole l'Ucraina ma, come ha detto il presidente Biden, dobbiamo essere pronti a cogliere spazi negoziali se dovessero presentarsi". La durata della guerra, nell'analisi di Mario Draghi, è l'indice della riuscita della difesa ucraina, sostenuta dall'Occidente, "quindi, quanto duri è molto complicato dirlo. Quello che è certo che da questo summit esce, insieme alla fermezza del sostegno, che se c'è la possibilità di negoziati, qui siamo".
Questione grano e gas
La questione grano è di primaria importanza negli equilibri mondiali, soprattutto per il ruolo dell'Ucraina nell'approvvigionamento di molti Paesi in via di sviluppo. Per questo motivo sbloccarne il commercio è importantissimo ma in tal senso Mario Draghi si è mostrato cautamente ottimista: "Il segretario generale dell'Onu, a proposito del piano, ha usato le parole 'siamo oramai vicini al momento della verità' per capire se Ucraina e Russia vorranno sottoscrivere un accordo che permetterà al grano di uscire dai porti. La situazione va sbloccata in tempi rapidi per immagazzinare il nuovo raccolto". Le condizioni per intervenire immediatamente sembra ci siano già: "Complessivamente ci sono buone notizie. Molti di noi, se non tutti, pensavamo che occorresse sminare i porti, ora invece pare ci siano, anzi ci sono dei corridoi sicuri attraverso cui far passare le navi, questo significa guadagnare tempo".
Ma al G7 si è discusso anche della crisi energetica, soprattutto alla luce del fatto che molti Paesi europei hanno una forte dipendenza dalle forniture russe. La strategia da adottare nei prossimi mesi è stata concorde per tutti i membri del tavolo: "Tutti i leader concordano sulla necessità di limitare i finanziamenti a Putin, ma anche di rimuovere la cause dell'inflazione. Abbiamo dato mandato con urgenza ai ministri su come applicare un price cap sul gas e sul petrolio. L'Ue accelererà il suo lavoro sul tetto al prezzo del gas, una decisione che accogliamo con favore".
Davanti al dubbio che la crisi energetica derivante dalla guerra in Ucraina possa cambiare l'orientamento sugli impegni climatici, Mario Draghi è stato categorico: "Non accadrà.
Se la Russia dovesse decidere di tagliare completamente le forniture di gas servirebbero dei piani di contingenza ma gli stoccaggi stanno aumentando, stiamo arrivando a un ottimo livello. Il piano è incrementare gli stoccaggi e gestire la transizione fino a quando saremo completamente indipendenti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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