Gates, Fauci, il congresso. Tutti contro Trump sulla gestione del Covid

Il filantropo: "Test, spreco totale". Il virologo: "Chiuso troppo tardi, riaperto troppo presto"

Gates, Fauci, il congresso. Tutti contro Trump sulla gestione del Covid

Tutti contro Trump, in una pandemia di accuse sulla gestione del virus da parte dell'inquilino della Casa Bianca. Nell'America che ieri ha toccato il numero di 4.657.129 contagi e che nella sola giornata di giovedì ne ha contati 68.569 di nuovi, anche Bill Gates ha detto la sua ieri sui test per il coronavirus effettuati negli Stati Uniti, la maggior parte dei quali sarebbero, secondo il fondatore di Microsoft, uno «spreco totale», dal momento che richiedono troppo tempo per i risultati, lasciando in circolazione per troppo tempo persone che invece andrebbero messe tempestivamente in isolamento. Gates, che parla all'emittente Cnbc, sta sostenendo attivamente la ricerca per un vaccino per il Covid-19.

La voce di Gates è molto ascoltata negli Stati Uniti, soprattutto in un certo mondo liberal, ma alla fine il vero attacco sferrato contro l'amministrazione Trump arriva dalla commissione del Congresso che indaga sulla gestione dell'emergenza, che ieri ha lavorato duro. Tra le personalità ascoltate dai parlamentari, anche il virologo Anthony Fauci, nemico-amico di Trump, che lo detesta ma l'ha comunque voluto nella task force antivirus. Secondo Fauci gli Stati Uniti non avrebbero chiuso abbastanza e avrebbero riaperto troppo presto. A questo punto l'unica speranza è arrivare presto a un virus, cosa su cui fauci mostra un certo ottimismo: «Speriamo che tra fine autunno e inizio inverno potremo avere un vaccino sicuro e efficace».

Più angosciante James Clyburn, presidente della commissione speciale, secondo cui un possibile scenario è che senza l'adozione di azioni urgenti «vadano perse le vite di altri 150mila americani». Clyburn ha sottolineato come «la Casa Bianca abbia fatto pressioni» perché venissero modificate le linee guida del Centers for Disease Control and Prevention sulla la riapertura delle scuole, ottenendo che «ora il virus è fuori controllo e le miserie economiche della nostra nazione continuano». Secondo il presidente della commissione Trump deve varare al più presto «un piano nazionale che privilegi la scienza rispetto alla politica».

E Trump? Si difende a suo modo, spiegando come gli Usa abbiano più casi dell'Europa solo perché «fanno molti più test di ogni altro Paese al mondo, se facessimo pochi o cattivi test avremmo pochissimi casi». «La nostra massiccia capacità di effettuare test - ha aggiunto l'inquilino della Casa Bianca - invece che essere lodata viene usata dai media corrotti e dai loro partner della sinistra radicale-non fa niente, come punto di disprezzo. I tamponi e quello che abbiamo fatto così rapidamente viene usato come un'arma dalle fake news. Che tristezza!».

Trump è anche tornato sulle elezioni di novembre, delle quali giovedì era sembrato voler chiedere il rinvio. Ieri la precisazione: «Io non voglio rinviare, voglio avere le elezioni. Ma anche non voglio aspettare tre mesi e scoprire che le schede sono tutte perse e le elezioni non hanno significato nulla. Questo è quello che succederà. è buon senso, gli intelligenti lo sanno, gli stupidi forse non lo sanno. Voglio un cambio di data? No. Ma non voglio vedere delle elezioni fraudolente». Sul tema si è pronunciato anche il segretario di Stato Mike Pompeo.

Anzi, si è «non» pronunciato: «Non mi metterò a dare un'opinione legale al volo oggi, alla fine il dipartimento di Giustizia, ed altri, faranno la determinazione legale». Le decisioni in materia elettorale negli Stati Uniti spettano al Congresso e non al presidente.

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