Israele, no alle richieste di Hamas. La telefonata Meloni-Netanyahu

Tel Aviv rifiuta le modifiche palestinesi al piano di pace. Ma Trump: "Settimana prossima l’accordo". La premier: urgente il cessate il fuoco

 Israele, no alle richieste di Hamas. La telefonata Meloni-Netanyahu
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La tregua a Gaza sembra un miraggio. Hamas si è detta pronta a trattare, ma ha proposto modifiche. E ieri il premier Benjamin Netanyahu, alla vigilia della partenza per Washington, le ha rigettate. "Non sono accettabili per Israele".

Donald Trump aveva ribadito di nuovo la propria convinzione: "Potrebbe esserci un accordo per un cessate il fuoco nella Striscia entro la prossima settimana". E anche la premier Giorgia Meloni, dopo un colloquio con Trump, ha avuto conversazioni telefoniche con l'Emiro del Qatar Tamim bin Hamad al Thani e con Netanyahu, richiamando l'urgenza di arrivare a un cessate il fuoco, al rilascio degli ostaggi e all'accesso pieno e senza ostacoli dell'assistenza umanitaria. Il Forum delle Famiglie degli Ostaggi intanto ha chiesto agli israeliani di esigere un patto che liberi tutti i prigionieri, mentre si parla di commissioni che dovranno scegliere chi sarà rilasciato. I negoziati sono alle battute finali e lo Stato ebraico potrebbe inviare una delegazione per colloqui a Doha già oggi. Nel frattempo, riferisce Channel 12, il governo ha iniziato ad analizzare la risposta di Hamas che include richieste di modifiche su tre punti centrali: il meccanismo per l'assistenza umanitaria a Gaza, il dispiegamento delle forze israeliane durante la tregua, e le garanzie internazionali che gli Stati Uniti e altri Paesi forniranno fino alla fine delle ostilità.

Secondo il gruppo islamista, la distribuzione degli aiuti umanitari dovrebbe tornare al modello precedente, ossia sotto la responsabilità esclusiva dell'Onu, della Mezzaluna Rossa e di altri enti internazionali, senza coinvolgere la società privata statunitense Gaza Foundation sostenuta da Usa e Israele. Sul piano militare, l'organizzazione fondamentalista esige che l'Idf si ritiri alle posizioni prese durante la precedente tregua, riducendo la sua presenza nelle aree densamente popolate. Secondo fonti palestinesi, Hamas sarebbe disposto ad accettare un ritiro parziale, purché discusso in sede negoziale. Israele ha però già occupato vaste aree di territorio, tra cui il cosiddetto Corridoio Morag nel Sud di Gaza, dove probabilmente insisterà per mantenere le sue truppe, in modo simile al Corridoio Filadelfia, che attraversa il confine tra Egitto e la Striscia. Ma fonti diplomatiche arabe hanno dichiarato al quotidiano libanese Al-Akhbar che l'accordo appare ormai vicino, e potrebbe essere attuato rapidamente dopo la firma formale. Tuttavia, secondo gli stessi interlocutori, "le vere difficoltà emergeranno nella fase successiva", con la definizione del cosiddetto "giorno dopo": il destino delle armi a Gaza, la gestione civile della Striscia e le modalità di coordinamento umanitario. Lo Stato ebraico ha sostenuto più volte che la fine della guerra lascerebbe Hamas al potere e in grado di riorganizzarsi, sebbene i critici del governo abbiano sottolineato che Israele abbia già smantellato a sufficienza l'organizzazione terroristica. I sondaggi però hanno indicato che circa due terzi degli israeliani vogliono un accordo che garantisca il rilascio di tutti gli ostaggi, anche al prezzo della fine della guerra. Ma bisogna tenere conto che Netanyahu ha insistito fin dall'inizio affinché Israele mantenesse la possibilità di riprendere i combattimenti, piuttosto che accettare in anticipo un cessate il fuoco permanente.

Continua intanto ad aumentare il bilancio degli attacchi dello Stato ebraico sulla Striscia. Secondo fonti mediche citate dall'agenzia stampa Wafa, nelle ultime 24 ore almeno 70 palestinesi sono stati uccisi.

La Gaza Foundation ha riferito anche che due operatori umanitari americani sono stati feriti mentre distribuivano cibo. Mentre i medici dell'enclave palestinese hanno lanciato un allarme: centinaia di bambini rischiano di morire a causa della grave carenza di latte per neonati.

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