Gaza, l'ultima mossa americana per un accordo di fine guerra. Il Papa: "Sì alla Palestina"

Trump ci riprova: rilascio di tutti gli ostaggi. Due terzi degli israeliani favorevoli all'intesa

Gaza, l'ultima mossa americana per un accordo di fine guerra. Il Papa: "Sì alla Palestina"
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Donald Trump ci riprova. Ci sarebbe il suo zampino dietro l'ultimo tira e molla fra Israele e Hamas in vista di un accordo di tregua su Gaza che sembra non arrivare mai, nonostante gli auspici del presidente israeliano Isaac Herzog e del Pontefice Leone XIV, che lo ha ricevuto ieri in udienza, e nonostante il 64,5% degli israeliani sostenga la necessità di un'intesa che metta fine alla guerra, preveda il rilascio di tutti gli ostaggi e il ritiro dell'esercito israeliano dalla Striscia. Lo dice l'ultimo sondaggio dell'Israel Democracy Institute, secondo cui anche il 52% degli elettori del Likud, il partito del primo ministro Benjamin Netanyahu, è favorevole a un accordo di fine guerra.

Per tornare a Trump, gli Stati Uniti avrebbero avanzato una "proposta finale" per chiudere il conflitto a Gaza e riportare tutti i 48 ostaggi, una ventina dei quali in vita. La soffiata è dell'accademico e attivista politico palestinese-americano Bishara Bahbah, mediatore non ufficiale fra l'amministrazione americana e gli integralisti della Striscia, e che ha affidato la sua rivelazione alla tv saudita Al Arabiya. Bahbah ha spiegato indirettamente come mai si sia arrivati all'annuncio di mercoledì sera, quando Hamas si è detta pronta al cessate il fuoco complessivo e allo scambio tra ostaggi e prigionieri palestinesi, una dichiarazione che è stata bollata da Israele come "l'ennesimo trucco" degli integralisti. L'organizzazione terroristica si sarebbe decisa a riparlare di un accordo per liberare tutti i rapiti dopo aver visto il post di Trump sul suo social Truth, in cui il presidente americano scriveva: "Dite a Hamas di restituire IMMEDIATAMENTE tutti i 20 ostaggi (non 2, 5 o 7!), e le cose cambieranno rapidamente. FINIRÀ!". Il messaggio del presidente Usa è nato - racconta Bahbah - dopo un incontro di circa sei ore a Washington "dove si è deciso che ci sarebbe stata un'ultima proposta sul tavolo: il rilascio di tutti gli ostaggi e la fine della guerra". Le parole di Trump sono state dunque la conferma che sul tavolo c'era una proposta ufficiale, circostanza sulla quale il gruppo palestinese era inizialmente scettico. A quel punto è arrivato l'annuncio di Hamas, che ha fatto sapere di non tirarsi indietro. E ieri l'inviato Usa Steve Witkoff ha incontrato a Parigi funzionari qatarini per tentare ancora il tutto per tutto.

La distanza fra i due contendenti resta. Hamas si dice pronta a un'intesa per il rilascio di tutti gli ostaggi, il ritiro dei militari israeliani e la formazione di un'amministrazione di tecnocrati per governare Gaza. Per Israele, nel messaggio del gruppo non c'è nulla di nuovo e la guerra potrà terminare solo con il rilascio di tutti gli ostaggi, il disarmo di Hamas, la smilitarizzazione della Striscia, il mantenimento di un controllo di sicurezza israeliano e la creazione di un'amministrazione civile alternativa che non promuova né tolleri il terrorismo.

Nonostante le divergenze, si spera ancora in un'intesa. Papa Leone ha chiesto a Herzog di raggiungere "con urgenza" un cessate il fuoco permanente, di garantire un "futuro" al popolo palestinese e di riconoscere la Palestina. Ma il presente è pessimo per i gazawi. I morti avrebbero superato quota 64mila, secondo Hamas. Le Forze Armate (Idf) dicono di controllare il 40% di Gaza City.

Ma un rappresentante dell'esercito, in una seduta a porte chiuse della Commissione Affari Esteri e Difesa della Knesset, secondo la tv Kan ha ammesso di non essere certo che la conquista della città farà cedere Hamas. E l'offensiva rischia di provocare un altro bagno di sangue. L'Idf stima che 200mila abitanti di Gaza City, su circa un milione, non si sposteranno dalla città nonostante gli ordini di evacuazione.

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