È arrivato in libreria il nuovo numero della rivista della fondazione Magna Carta: Percorsi Costituzionali (Jovene Editore). Il volume, che conta gli interventi di giuristi di vaglia, si intitola "Berlusconi e le istituzioni" e ricostruisce un'epoca. Per usare le parole di Gaetano Quagliariello che ne ha curato l'editoriale il numero si propone di fare: "Una riflessione pionieristica, perché tratta di una materia non ancora del tutto sedimentata dal punto di vista storico, né da quello delle passioni civili. D'altro canto, la distanza dagli avvenimenti e un cambiamento di fase politica sono tali da consentire il tentativo dell'intrapresa. L'ambizione che ha mosso gli autori dei saggi di seguito raccolti è stata quella di collocare le loro analisi su un piano di oggettività scientifica, nonostante alcuni di essi abbiano avuto un ruolo negli accadimenti analizzati. Per raggiungere quest'intento si è optato per un approccio interdisciplinare da un duplice punto di vista. Tenendo ferma la centralità delle istituzioni quale oggetto dell'indagine, sono stati coinvolti sia giuspubblicisti che storici".
Ne esce un quadro molto completo dell'epifania di Silvio Berlusconi nella vita politica italiana e dei suoi effetti. Indubitabilmente, è stata una circostanza che ha avuto la forza di cambiare e in alcuni casi di sconvolgere indirizzi e abitudini consolidate.
Emblematico in questo senso l'intervento di Giuseppe De Vergottini, Professore ordinario di diritto pubblico comparato, che traccia i contorni del rapporto tra Berlusconi e la presidenza della Repubblica. Con l'arrivo al governo del Cavaliere "la presidenza della Repubblica tendeva ad abbandonare il ruolo di semplice cane da guardia del sistema politico e dava insistenti segni di intervento diretto interferendo nelle decisioni politiche che erano tradizionalmente considerate di area governativa". Non più l'astratto e quasi impalpabile garante del sistema come letto dalla Corte nella nota sentenza 1/2013 ma qualcosa di molto più concreto. Al presidente garante si aggiungeva in certe circostanze il presidente governante. A cui sarebbe seguita anche l'aspirazione berlusconiana, frustrata, ad assumere, anni dopo, il ruolo di Presidente della Repubblica.
Ovviamente largo spazio nel volume della rivista anche al tema della giustizia. A partire da un saggio di Giorgio Spangher: Berlusconi e la giustizia penale tra iniziative legislative e decisioni giudiziarie. L'articolo analizza il complesso rapporto tra Silvio Berlusconi e il potere giudiziario, ponendolo come caso emblematico della conflittualità tra potere politico e magistratura in Italia riflette sulle tensioni sistemiche innescate, sottolineando il ruolo del leader del Centro destra nel porre la giustizia al centro del dibattito politico e culturale. Un dibattito che continua ad essere vivacissimo anche oggi, a partire dal tema della separazione delle carie tra ruolo giudicante e pubblica accusa. Insomma veramente dei paradigmi epocali. E non sono i soli nel numero della rivista anche i contributi di: Giulio M. Salerno, Berlusconi e la Corte costituzionale: una possibile tassonomia di un rapporto difficile; Mario Midiri, Poteri politici e magistratura: riflettendo su venti anni di conflitti (1993-2013);Peppino Calderisi, Le riforme fallite.
Quando la via politica giunse a un passo dal traguardo; Tommaso Edoardo Frosini, La grande riforma costituzionale del 2005; Gaetano Quagliariello, Berlusconi e la forma partito; Raffaele Perna, Il berlusconismo fenomeno creato e bloccato dalle leggi elettorali; Vincenzo Zeno-Zencovich, Berlusconi, la disciplina radiotelevisiva. Una storia, che continua, di neo-luddismo giuridico.