Il governo di Haftar duro con l'Italia: "A Tripoli la riapertura dell'ambasciata è occupazione militare"

Il governo di Haftar duro con l'Italia: "A Tripoli la riapertura dell'ambasciata è occupazione militare"

A pochi giorni dalla missione del ministro Minniti a Tripoli, tira un'aria sempre più pesante per l'Italia in Libia. Non solo continua nella capitale libica il tentativo di colpo di Stato da parte delle milizie fedeli al leader islamista ed ex premier Khalifa al-Ghwell, che giovedì secondo alcune fonti hanno occupato armi alla mano i ministeri della Difesa, della Giustizia e del Lavoro. Ora arriva anche un esplicito e pesante segnale contro l'Italia - non inatteso in verità - da parte del cosiddetto governo di Tobruk, contraltare nell'Est del Paese dell'esecutivo in carica a Tripoli.

Il premier Abdullah al-Thani, fedele all'«uomo forte» di Bengasi generale Khalifa Haftar, ha inviato una «nota diplomatica urgente» a tutte le ambasciate e ai consolati libici all'estero per informarli su quello che ha definito «il ritorno militare dell'ambasciata italiana nella capitale». «Una nave militare italiana, carica di soldati e munizioni, è entrata nelle acque territoriali libiche: si tratta di una chiara violazione della carta delle Nazioni Unite e una forma di ripetuta aggressione».

I toni durissimi contro l'Italia si spiegano come una risposta risentita dell'ambizioso Haftar al viaggio di Minniti a Tripoli. Haftar rifiuta di considerare valido il riconoscimento internazionale al debole governo guidato da Fayez al-Sarraj a Tripoli. Ricorda che il suo è l'unico Parlamento democraticamente eletto in Libia e gioca tutte le sue carte, incluso un rapporto sempre più stretto e visibile con la Russia di Vladimir Putin, per arrivare un giorno a rappresentare l'intero Paese nordafricano.

Una rumorosa retorica anti italiana fa parte dell'armamentario polemico del generale di Bengasi, che cerca di sostenere che il governo di al-Sarraj altro non sarebbe che l'emanazione di interessi stranieri contrapposti a quelli genuini del popolo libico: gioco facile, considerato il persistente risentimento di gran parte dei suoi connazionali verso il nostro Paese, che soprattutto in Cirenaica usò la mano pesante all'epoca dell'occupazione coloniale.

A Roma, intanto, si alzano le critiche dell'opposizione alla scelta del governo di dialogare unicamente con al-Sarraj.

Forza Italia sottolinea «il grave errore di un appoggio incondizionato concesso per rincorrere chi della situazione nordafricana ha capito davvero poco», mentre la Lega accusa: «I tanto sbandierati accordi bilaterali con la Libia si concludono in partenza con un pasticcio colossale del governo».

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