Europa

Il "Green deal" Ue ora scricchiola: dall'auto alle case corsa a cambiare le misure suicide

L'avvicinarsi della fine della legislatura europea nella primavera 2024 impone una riflessione sullo stato dell'arte delle principali iniziative portate avanti dalla Commissione Ue in questi anni, a partire dalla misura di bandiera di Bruxelles: il Green Deal

Il "Green deal" Ue ora scricchiola: dall'auto alle case corsa a cambiare le misure suicide

L'avvicinarsi della fine della legislatura europea nella primavera 2024 impone una riflessione sullo stato dell'arte delle principali iniziative portate avanti dalla Commissione Ue in questi anni, a partire dalla misura di bandiera di Bruxelles: il Green Deal.

La recente rinuncia al ruolo di commissario di Frans Timmermans, il padre delle politiche verdi europee, per candidarsi alle elezioni in Olanda, ha confermato le perplessità che circolavano già da tempo sulla possibilità di realizzare tutte le misure previste dal piano verde europeo entro il prossimo anno. Non c'è solo un problema di ritardi, ma anche una questione politica. Numerosi dei più accesi sostenitori del Green Deal negli anni passati, si sono resi conto dei pericoli per l'economia e la tenuta sociale dell'Europa se si fosse continuato con un approccio sull'ambiente troppo radicale e ideologico. Da qui la necessità, se non di cancellare il Green Deal, quantomeno di mitigarne gli effetti, rivedere le tempistiche e i passaggi più controversi. Una consapevolezza che va di pari passo con il cosiddetto «greenlash» (che si può tradurre in italiano con «frustata contro il verde»), ovvero un ridimensionamento dell'ideologia ambientalista.

Non è un caso che il primo tweet di Maros Sefcovic, il vice commissario Ue a cui Ursula Von der Leyen ha affidato «la temporanea responsabilità del portafoglio per la politica di azione per il clima fino alla nomina di un nuovo membro della Commissione di nazionalità olandese», sia stato di tutt'altro tenore rispetto alle posizioni di Timmermans: «Gli europei meritano una transizione verde giusta. Nel momento in cui puntiamo a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, dobbiamo assicurarci che ciò avvenga in modo equo e inclusivo, con crescita e posti di lavoro per tutti».

Proprio domani a Bruxelles dovrebbe arrivare il candidato proposto dal governo olandese, l'ex ministro delle Finanze e degli Esteri Wopke Hoekstra che, a differenza di Timmermans, fa parte del Ppe. Già questo sarebbe un primo elemento di discontinuità per cercare di scardinare il libro dei sogni verde europeista e, non a caso, il gruppo S&D ha chiesto che i temi ambientali rimangano «nelle mani della famiglia dei Socialisti e Democratici», sostenendo che Hoesktra non dovrà aspettarsi «un sostegno di default», viste le posizioni dei popolari.

Tra i fronti aperti ancora caldi c'è la direttiva sulla casa green con il secondo incontro negoziale (dopo il primo avvenuto a giugno) che si terrà giovedì prossimo e il terzo che avverrà non prima di fine settembre.

A metà settembre dovrebbe avvenire il voto sul regolamento sui rifiuti da imballaggio nella Commissione ambiente del Parlamento europeo dopo che le Commissioni agricoltura e industria hanno tradotto in emendamenti la posizione italiana bocciando i controversi obiettivi di riuso. È necessario trovare un'intesa su questo regolamento con l'obiettivo per gli Stati membri di ridurre i rifiuti di imballaggio pro capite del 5 per cento entro il 2030 e del 15 per cento entro il 2040 rispetto ai livelli del 2018.

Altro tema in fase di discussione è il regolamento sull'uso sostenibile dei pesticidi dove è in corso un braccio di ferro tra la Commissione ambiente e quella agricoltura, mentre il Parlamento Ue è ancora al lavoro sul sistema di certificazione dell'assorbimento della CO2 (carbon removal) presentato lo scorso anno. In Consiglio procede a rilento la proposta sugli standard Euro 7 per i veicoli pesanti e il nuovo regolamento sulle infrastrutture di trasporto, così come i dossier su acque reflue urbane e qualità dell'aria. Inoltre la Commissione sta riducendo l'impatto di alcuni provvedimenti già annunciati come il divieto di vendita delle caldaie a gas a partire dal 2029 che dovrebbe subire delle deroghe. Difficile anche, dopo le polemiche e le spaccature sulla Legge per il ripristino della natura, che si arrivi in tempi brevi a una proposta della «Strategia Farm to Fork» per ridurre l'uso dei pesticidi a cui si oppongono diversi Stati.

Inoltre non ci sono solo i dossier già aperti ma anche le misure che erano state promesse dall'Ue e che probabilmente non si riusciranno a presentare nemmeno entro fine anno, come la stretta sulle microplastiche e la revisione del regolamento REACH sulla registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche.

Dopo anni di politiche ambientali ideologiche animate dalla volontà di Timmermans di cambiare la società europea con la scusa dell'ambiente, ora i nodi vengono al pettine e un possibile cambio di maggioranza dopo le Europee lascia presagire anche uno stop alle misure più ideologiche del Green Deal. Nel 2026, per esempio, è previsto un primo bilancio sulla contestatissima direttiva sulle automobili che prevede lo stop al motore endotermico nel 2035.

Cambiare le politiche verdi si può, basta mettere da parte l'ideologia e prediligere un approccio pragmatico e realista invece del libro dei sogni green.

Commenti