Harris e Trump, lo scontro sul check-up

Kamala: "Non regge, è stanco". La replica: "Lei non supererebbe i test cognitivi"

Harris e Trump, lo scontro sul check-up
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Si sposta (anche) sulle condizioni fisiche lo scontro tra Kamala Harris e Donald Trump a poco più di due settimane dal voto del 5 novembre. La candidata democratica mette sempre più di frequente in dubbio la capacità del 78enne rivale repubblicano di essere in grado di servire per quattro anni alla Casa Bianca, ribaltando di fatto la situazione rispetto a quando in campo al suo posto c'era l'81enne Joe Biden. «Il suo team dice che soffre di spossatezza, questa è la scusa per non fare interviste o un altro dibattito. Essere presidente degli Stati Uniti è probabilmente uno dei lavori più duri al mondo, e quindi dobbiamo chiederci, se è esausto a fare campagna elettorale, è adatto per questo lavoro?» ha sottolineato Harris durante un comizio in Michigan, commentando una notizia di Politico secondo cui il tycoon accuserebbe una certa stanchezza che lo porterebbe a rinunciare ad alcune interviste e confronti. È una «domanda legittima» e abbiamo «bisogno di una risposta», ha aggiunto. E ancora, ha ribadito: «Trump non è adatto alla carica. È instabile e, francamente, è un pericolo per la nostra democrazia, come è stato descritto dal suo ex capo di gabinetto, dai suoi segretari alla difesa, dal suo consigliere per la sicurezza nazionale e dall'ex vicepresidente».

«Ho passato 48 giorni senza un momento di riposo, Harris è una perdente che non ha l'energia di un coniglio» ha replicato l'ex comandante in capo, mentre la sua campagna elettorale ha definito la questione come «inequivocabilmente falsa», assicurando che The Donald è in «condizione perfetta ed eccellente». Parlando con la Cbs a margine di una tappa elettorale, Trump ha poi ribadito: «Ho fatto i miei esami medici. Ho anche fatto due volte dei test cognitivi e li ho superati con un punteggio perfetto. Vorrei vedere Harris fare un test cognitivo ma non può, perché non è nata intelligente». E sul campo, i due candidati si continuano a dare battaglia negli stati chiave: ieri Trump era in Pennsylvania, mentre Harris in Michigan e poi Georgia, e al loro fianco hanno schierato diverse celebrità. La pop star Lizzo è scesa in campo per la campagna della vicepresidente a Detroit, mentre l'idolo dell'R&B Usher era ad un evento ad Atlanta, in Georgia. Sul fronte repubblicano, invece, l'ormai onnipresente Elon Musk ha partecipato ad un appuntamento in Pennsylvania. Il patron di X, Tesla e SpaceX ha un ruolo sempre più visibile al fianco del tycoon, oltre ad aver donato quasi 75 milioni di dollari al suo America Pac. L'ex presidente è poi intervenuto in numerose interviste in cui è tornato a parlare dei dazi: al Wall Street Journal Trump ha avvertito che imporrà tariffe aggiuntive alla Cina se invaderà Taiwan «dal 150% al 200%». Mentre in un podcast condotto dal conservatore Don Bongino ha difeso i suoi fan arrestati per l'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, questa volta con un paragone che ha fatto particolarmente discutere. «Perché vengono ancora trattenuti? Nessuno è mai stato trattato in questo modo - ha sottolineato - Forse i giapponesi durante la seconda guerra mondiale».

Durante quel conflitto, le persone di origine nipponica erano tra coloro che venivano trattenuti nei campi di internamento ai sensi dell'Alien Enemies Act del 1798, una legge che peraltro Trump ha detto di voler provare a usare per le deportazioni di massa di immigrati clandestini se tornasse alla Casa Bianca.

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