"Ho un appunto su Renzi. Ma se mi beccano..."

Il finanziere Striano: "Faccio finire tutto sui giornali". Anche il Vaticano apre un fascicolo

"Ho un appunto su Renzi. Ma se mi beccano..."
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Agli atti dell'indagine di Perugia sulle migliaia di accessi abusivi alle banche dati della Dna ci sono alcune chat estrapolate dal telefonino del principale indagato, il finanziere Pasquale Striano (foto), all'epoca dei fatti in servizio nel gruppo Sos. Tra i messaggi annotati ce n'è uno dell'8 febbraio 2022 del finanziere alla compagna. Lui le manda una foto che lo ritrae nei pressi di San Giovanni in Laterano a Roma. Gli investigatori riassumono così lo scambio: Striano «spera che quel giorno qualcuno di non identificato gli dica qualcosa di positivo perché il giorno prima gli è stato chiesto l'ennesimo appunto riservato su Renzi». In effetti scrive proprio così il tenente alla compagna: «Ieri mi ha fatto fare l'ennesimo appunto su Renzi». Con una chiusura che denota «preoccupazione», sottolineano gli investigatori: «Se mi beccano mi rompono il culo». Lei risponde; «Non puoi parlargli?». Resta da capire a cosa si riferisca Striano, chi doveva incontrare quel giorno e perché abbia manifestato questo timore in relazione all'appunto riservato sul leader di Italia Viva. Va rilevata una circostanza temporale: due giorni prima, il 6 febbraio 2022, venivano pubblicati alcuni articoli sulle consulenze di Renzi dall'Arabia Saudita, contenenti i dati relativi una Segnalazione di operazione sospetta trasmessa dall'Antiriciclaggio della Banca d'Italia alla guardia di finanza e pubblicata nei suoi dettagli dal Corriere e dalla Stampa: «Renzi e le consulenze in Arabia Saudita: versati sul conto bonifici per un milione e 100 mila euro». C'è poi un altro messaggio di Striano annotato dagli investigatori di Perugia, che risale al maggio 2019, in cui si sfoga con un collega in servizio in Puglia: «Sono arrivato al punto di passare le indagini ai giornalisti per far finire tutto sui giornali». È una delle accuse, quella di aver inviato una montagna di file riservati, via we transfer, dalla sua mail, in particolare a due cronisti.

Vengono riportate agli atti anche altre chat con colleghi finanzieri in servizio in altri nuclei. Scambi che inquadrerebbero un contesto poco chiaro, o quantomeno poco ortodosso, nel passaggio di informazioni sensibili. Striano invia alcuni file a un finanziere, che però risponde di non riuscire ad aprirli: «Non li apri perché i computer lì sono bloccati, lo devi aprire da casa. Non chiamare nessuno!», è il senso della risposta del tenente. «Qua non dico niente a nessuno», lo rassicura il collega. Striano gli risponde che altrimenti «ti vendono subito». Per gli investigatori «è d'obbligo segnalare dal tenore delle chat i file inviati da Striano potrebbero essere verosimilmente funzionali a una non meglio conosciuta attività di servizio». Altre chat, si legge nell'informativa, sembrano riferire di una «guerra» interna alla Dna, tra il magistrato Antonio Laudati, sostituto procuratore all'epoca dei fatti e coordinatore del Gruppo Sos - indagato solo per qualche episodio di accesso abusivo, non per tutti quelli contestati a Striano - e Giovanni Russo, ex procuratore aggiunto alla Dna, estraneo alle indagini. Quest'ultimo sarà sentito dalla Commissione parlamentare antimafia nel prossimo ciclo di audizioni.

Maurizio Gasparri, di Fi, chiede le dimissioni di Federico Cafiero De Raho, ex numero uno alla Dna, dalla commissione: «C'è un conflitto di interesse enorme». E anche il Vaticano ha aperto un fascicolo su presunti accessi abusivi durante le indagini che hanno portato il cardinale Angelo Becciu a processo. Le autorità vaticane collaboreranno con i pm di Perugia.

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