
Sono passate solo 24 ore dalla mozione approvata dal Senato della Statale di Milano sulle "violazioni dei diritti umani nella Striscia di Gaza" nella quale l'Università ha deciso che si asterrà "dal procedere a nuove stipule o rinnovi di accordi con università, istituzioni o attori di altro tipo che siano direttamente implicati nelle violazioni attualmente in essere" e di bandire e assegnare 22 borse di studio a studenti "residenti nei Territori Palestinesi", che dall'Ateneo di via Festa del Perdono (nella foto il presidio pro Palestina) si sollevano (e vogliono farsi sentire) voci contrarie. Voci di professori che non vogliono "negare la gravità di quello che sta accadendo a Gaza" e neppure prendono le distanze dalla "condanna senza sconti per il governo israeliano", ma allo stesso tempo puntano il dito contro l'uso della parola "genocidio" e soprattutto contro l'embargo accademico. E, ricordano, che già lo scorso anno avevano firmato un documento contrario a interrompere i rapporti accademici. "Le università sono l'ultimo luogo in cui possono dialogare popoli, culture, persone e anche Stati - spiega Marco Cuzzi, professore di Storia contemporanea con 35 anni di insegnamento alla Statale -. Se cominciamo a trasformarle in strumenti di rappresaglia, tradiremmo il concetto stesso di universitas. Non posso accettare neanche a livello ipotetico e teorico il metodo dell'embargo". Quello che sottolinea il professore è che sta proprio nel senso di essere Universitas "l'elevarsi delle accademie di tutto il mondo dalle tragedie del mondo". Ci tiene a ribadire che non vuole "negare la tragedia umanitaria terribile di Gaza" ma il rischio, a suo parere è quello di aprire un precedente pericoloso: "Se interrompiamo i rapporti con Israele, dovremmo farlo con tutti gli Stati che violano i diritti internazionali. Altrimenti applichiamo due pesi e due misure. E da qui all'esclusione di docenti israeliani, come già accaduto altrove, il passo è breve. Oggi l'embargo, domani via gli studenti e dopo? Non voglio neanche citare cosa potrebbe succedere".
Il Senato Accademico, al contrario, rivendica l'esigenza di coerenza: "A poco valgono condanne e appelli - si legge nella mozione - se ad essi non si accompagna l'azione". E ancora che "ogni cooperazione accademica deve essere coerente con i diritti fondamentali".
Così mentre ribadisce "sdegno e condanna per l'ingiustificabile attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023, e nel reiterare la richiesta di liberazione di tutti gli ostaggi, ribadisce che l'autodifesa non può in alcun modo implicare azioni di guerra indiscriminate".