Non c'è più niente da fare. Poteva questa essere un'occasione, dopo la notizia dei clamorosi arresti di cellule di Hamas che raccoglievano fondi per la loro organizzazione spacciandoli per donazioni pro-palestina. E invece no, anche oggi, chi ha sempre difeso e giustificato l'ambiguità di oscuri soggetti nunzi di altrettanto oscuri propositi, continua imperterrito a rimanere in quell'infido limbo di doppiezza viscosa dentro il quale è ormai sprofondato. Bastava anche solo ammettere: "Sì, forse siamo stati un po' sprovveduti. Meno male che li hanno arrestati, perché non è affatto bello che chi pensa di donare soldi per salvare i bambini di Gaza finanzi invece i pickup con bazooka incorporato di un'organizzazione terroristica". Nulla di tutto questo si è sentito, anzi. Le sobrie, doverose congratulazioni espresse dalla Meloni verso "chi ha condotto l'operazione di particolare complessità e importanza" diventano addirittura l'ennesimo penoso pretesto per accusare "la destra che fa una propaganda indecente". I ringraziamenti della premier si trasformano in "la Meloni festeggia", e dire che basterebbe un po' di coraggio e onestà intellettuale per accorgersi che di fronte alla rivelazione dell'esistenza di un membro vertice della cellula italiana di Hamas invitato come conferenziere d'onore al nostro Parlamento, non c'è proprio niente da festeggiare. D'altra parte l'Hannoun non l'aveva mai nascosto, e con aulica franchezza dichiarava "non faccio parte di Hamas ma sono simpatizzante". E allora perché non organizzare una bella raccolta fondi per chi ti è simpatico? Anch'io non ho la Sla ma se posso li aiuto, non c'è niente di male. Il male è piuttosto in chi non ha voluto, e continua, a non voler ascoltare. In quelle donne che come equilibriste in bilico sul filo di un triste circo si manifestano solenni paladine e tutrici dei diritti universali, e dall'altra strizzano l'occhio a chi quegli stessi diritti li calpesta ogni giorno. È giunta l'ora di saltar giù dal filo, o di qua o di là. Basta con le comunicazioni inconcludenti: "Noi siamo contro il terrorismo ma...". I "ma" non sono più ammessi, il "ma" è il lusso della moderazione, e in questo momento non ci è concesso.
Il dovere oggi è riconoscere che reti di finanziamento al terrorismo scorrazzano sfrenate in su e in giù nel nostro Paese. Se davvero "contrastiamo il terrorismo" non ci devono stare. Chi difenderà il loro diritto a stare qui diffondendo i loro "ma" saranno favoreggiatori. Complici colpevoli di un futuro genocidio: il nostro.