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I futuri alleati già bullizzano Renzi

Oggi ritorno (rischio fischi) alla festa dell'Unità. E la sinistra lo usa come diversivo

I futuri alleati già bullizzano Renzi
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«Più si agitano così, più ci aiutano. Non se ne rendono neppure conto». Matteo Renzi liquida con un'ironica scrollata di spalle la campagna contro di lui del Fatto Quotidiano. Che ieri annunciava a caratteri cubitali in prima pagina un'inchiesta tra le salamelle della Festa dell'Unità: «Se c'è Renzi non votiamo più Pd», dicono i volontari (sei) intervistati.

Un modo per alimentare la tensione, alla vigilia della rentrée dell'ex premier nella fossa dei leoni? Stasera, infatti, Renzi tornerà - dopo anni di assenza - alla festa dell'Unità di Pesaro, invitato per un «faccia a faccia» dall'ex sindaco e ora europarlamentare Matteo Ricci. Il rischio di fischi ovviamente è messo in conto, ma il capo di «Italia viva» non è tipo da spaventarsi: l'odore della battaglia in genere lo eccita. Il parto dell'incontro di stasera è stato assai travagliato: Ricci (che punta a fare il candidato governatore delle Marche nel 2025, e vuole una coalizione allargata al centro) lo ha invitato, il Pd regionale lo ha bocciato («Non è opportuno»), cancellandolo dal calendario. Poi è intervenuto il Nazareno da Roma: «Se diciamo che siamo unitari e contro i veti non possiamo essere noi a metterne». Così il dibattito fissato. E farà notizia, fischi inclusi.

Il quotidiano di Marco Travaglio ha comunque deciso di farsi portabandiera del variegato «fronte del No» al ritorno dell'ex premier nel Campo largo: i 5S che non vogliono sentir parlare di chi è riuscito a sfrattare l'azzimato Giuseppe Conte da Palazzo Chigi, i rossoverdi di Avs che mettono veti («Ci fa solo perdere voti»), le diverse anime del Pd. Da quella post-Pci, che visse l'epoca della segreteria Renzi come l'avvento dell'Anticristo, a quella riformista (i famosi «ex renziani») cui il suo ritorno in campo può togliere ossigeno e spazio politico. A supportare a sorpresa, e con l'avallo tacito di Schlein, l'arruolamento di Iv arriva invece l'ex arcinemico Pierluigi Bersani (che guidò la scissione dal Pd proprio contro Renzi): è lui, dal palco dell'Unità, a zittire i fischi e proporre il «lodo» pro figliol prodigo: «No veti e no ambiguità: dobbiamo passare dall'opposizione alla costruzione dell'alternativa. Pd, 5s e Avs mettano tre-quattro paletti politici e poi aprano a tutti, senza veti. É l'unica cosa sensata». Con i suoi, Renzi si dice convinto che quella di Conte sia tutta ammuina: «Travaglio ha un disegno politico: staccare 5S dal centrosinistra, blindarlo sul fronte filo Trump e spingerlo a sostenere Giorgia Meloni, di cui si dice amico. Vi siete mai chiesti perchè non abbia mai fatto ossessivamente le pulci al governo Meloni come al mio?».

Per Conte, al momento, alimentare le polemiche contro Renzi è un utile diversivo per coprire i melodrammi interni al suo partito, e per alzare la posta contro Elly Schlein: lo stallo provocato dai 5S in Liguria, bloccando e logorando la candidatura di Andrea Orlando, è un segnale chiaro. E, per Renzi, una conferma del suo teorema: «Così Conte, che accusa me per il sostegno a Bucci a Genova, è il primo a dare una mano reale al centrodestra». La segretaria Pd (di cui tutti attendono il ritorno dalle ferie, mentre la sua potenziale coalizione implode tra le polemiche) è invece convinta che rientro di Renzi nel centrosinistra sia necessario: non solo per quel «1/2% di voti che possono fare la differenza in molti collegi», come argomenta l'ex premier.

Ma anche perchè il leader di Iv la ha conquistata con un argomento per lei definitivo, e che solo lui - tra tanti alleati assai più avari di riconoscimenti - ha messo nero su bianco: «Il risultato delle Europee è chiaro: la candidata premier del centrosinistra puoi e devi essere solo tu». Miele per le orecchie di Elly.

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