
"Condanniamo l'aggressione israeliana all'Iran". Poteva l'Anpi, questa Anpi, lasciarsi scappare l'occasione per stare dalla parte sbagliata? No, di certo. Così, si è schierata contro lo Stato ebraico impegnato in una lotta per la sopravvivenza contro il regime iraniano degli ayatollah.
Lo ha fatto con una nota che fa discutere. "Khamenei presidente onorario subito..." ironizza amaro il dirigente di un'altra organizzazione resistenziale, leggendo la nota dell'Associazione nazionale partigiani.
Certo, la versione integrale del documento si premura di precisare che "non è in discussione la odiosa natura teocratica e oscurantista del regime di Teheran", ma poi va al sodo e avverte che "sono in discussione i fondamenti della pace mondiale e della coesistenza fra popoli e nazioni con diverse forme di governo". E forse la teocrazia è una di queste "forme di governo".
In ogni caso, il messaggio è chiaro e ripetuto. "L'aggressione israeliana" è il problema. "Netanyahu è una minaccia alla pace mondiale" ha detto il presidente Anpi (ex deputato del PdCI) Gianfranco Pagliarulo. Netanyahu. Lui e solo lui. "Basta col sostegno a Israele" si leggeva in un estratto di un suo intervento sul Fatto. E "Fermiamo lo stragista Netanyahu" recita il titolo un articolo che, su Patria Indipendente, testata dell'Anpi, dà conto della marcia "A Marzabotto per Gaza".
Una linea studiata e precisa, insomma. Sembra paradossale che sia questa la posizione di un'associazione che - almeno retoricamente - si richiama Resistenza e alla guerra di Liberazione dal nazifascismo; una "associazione combattentistica" che poi si rivela incapace anche solo di vedere il totalitarismo là dove si manifesta nelle forme attuali, come il regime fanatico al potere a Teheran da 45 anni. Eppure è così. E certo non è una posizione isolata a sinistra.
"L'aggressione israeliana contro l'Iran deve essere condannata senza ambiguità, da parte della comunità internazionale e di ciascuno di noi - ha dichiarato per esempio Ilaria Salis, eurodeputata di Avs - Israele deve essere fermato togliendogli ogni forma di supporto militare e isolandolo politicamente". E intanto i "Giovani palestinesi" ribadiscono che "l'aggressione", sempre la stessa parola - "rappresenta un punto di non ritorno" e segna "un momento di svolta nell'aggressione sistematica condotta dall'asse imperialista statunitense-sionista contro le forze rivoluzionarie arabe e islamiche della regione". "Giù le mani dall'Iran" ha scandito "Potere al popolo", convocando per sabato un sit-in a Roma. Già domani una manifestazione è convocata anche a Firenze, "come atto di opposizione alla guerra e a chi la alimenta: contro la Nato e il suo ruolo nei conflitti globali, contro il piano di riarmo dell'Ue che sottrae risorse alla spesa sociale, e contro la politica di occupazione e aggressione dello Stato di Israele, che continua a colpire duramente la popolazione palestinese". Eccoli i "colpevoli" di tutto. Sempre i soliti. E sabato, a Roma, sarà celebrato il rito della nuova manifestazione pacifista contro il "Rearm". Appuntamento alle 14 a porta San Paolo per un corteo fino al Colosseo con 400 sigle. Ci saranno anche i 5 Stelle con Giuseppe Conte, che ieri ha continuato a martellare contro il piano Ue, definendolo "una follia" e "una via disastrosa" e parlando di "una economia di guerra che avrà bisogno di sempre nuovi conflitti ed escalation". In piazza anche Avs, con Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli e il Pd parteciperà con una sorta di delegazione, con singoli esponenti come Arturo Scotto, mentre i riformisti hanno manifestato sconcerto per una linea ostile alla commissione europea.
L'isolamento in Europa è un rischio concreto. Ma forse i dem potranno consolarsi con la compagnia di Maurizio Landini, che domenica scorsa proprio a Marzabotto (teatro della più devastante strage nazista in Italia) teneva lo striscione insieme alla sindaca (pd) Valentina Cuppi e al presidente dell'Ucoii Yassine Lafram, impegnato a far passare il messaggio che "Gaza è la Marzabotto di oggi".
Una voce di saggezza e ragionevolezza si leva almeno al Senato, per la Giornata internazionale per il contrasto ai discorsi d'odio.
È quella della senatrice a vita Liliana Segre, che parlando della Shoah ha avvertito: "Quello era genocidio e non erano solo crimini di guerra, non era solo l'odio in tutte le forme. Quello era genocidio pensato prima a tavolino per anni".