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I sindacati? Coi vandali. "Basta presidi sceriffi"

Usb contro la circolare che sprona a denunciare chi devasta. "È repressione". A Milano ancora chiuso il liceo Severi

I sindacati? Coi vandali. "Basta presidi sceriffi"

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Vandali. Non sono altro che vandali. Come definire chi rende inagibile una scuola per quasi un mese? Chi trancia i cavi della luce dell'istituto, chi manomette 13 estintori, spacca i computer appena acquistati e mette fuori uso 62 aule in 72 ore causando 70mila euro di danni? Tutto questo - per altro - in nome della pace in Medio Oriente? Accade al liceo Severi, che nemmeno domani riprenderà le lezioni. E accade anche al Tasso e al Virgilio di Roma, dove i danni superano i 200mila euro. Le occupazioni non si limitano più a qualche scritta spray sui muri ma diventano devastazione barbara e insensata. Ora come nell'ondata di proteste di dicembre, quando era stato messo a ferro e fuoco l'istituto Giorgi Woolf di Roma: 8 giorni di «Arancia meccanica» in cui sono state prese a martellate le porte, bucati i muri e letteralmente sradicati i cavi dei pc.

Sacrosanta la richiesta degli studenti di confrontarsi e di sposare una causa extra programma scolastico, fa parte della crescita, è l'espressione dei loro 16 anni. Ma quella si chiama autogestione, non barbarie. «Organizzare le occupazioni rivendicando generici diritti al miglioramento della scuola ma calpestandoli con i reali comportamenti - sostiene l'Associazione nazionale dei presidi - è indice di assoluta incoerenza da parte di chi ne è organizzatore».

«Bisogna prendere provvedimenti contro i vandali» si è alzato un coro generale dalle presidenze. E ora che il ministero interviene e invita i dirigenti scolastici a denunciare eventuali reati che succede? Succede che intervengono i sindacati e tirano il freno a mano. Non sia mai che le scuole accettino una circolare voluta dal ministro Valditara. «La leggiamo con disgusto» interviene l'unione sindacale di base Usb, che appoggia le occupazioni pro Palestina. «I comportamenti repressivi che stanno colpendo centinaia di studenti - scrive il sindacato - sono emblematici della trasformazione voluta dalla politica che chiede ai presidi di essere manager e sceriffi». E ancora, qualche riga dopo: «A chi fa comodo la repressione dei presidi? Lo chiediamo a voi, lo chiediamo a tutt*. (ndr, ovviamente con l'asterisco finale per non discriminare nessun genere). Con la repressione, quale credibilità pensate di potere avere agli occhi della classe docente, dei lavoratori della scuola, degli studenti e delle loro famiglie?».

Una sospensione, una denuncia, un obbligo a pagare le spese dei danni commessi con immatura leggerezza vengono chiamati «repressione». Così come ci si era scandalizzati perché il ministro Valditara chiedeva «ore di attività socialmente utili e a favore della scuola» al posto delle classiche sospensioni dalle lezioni. Eppure questi ragazzi andranno educati in qualche modo. Altrimenti commetteranno reati (perchè di questo si tratta quando un intero istituto non può seguire le lezioni per più di 20 giorni) confondendoli con un loro diritto di parola. E sarà normale non rispettare l'autorità di un professore o di un compagno. E sarà normale anche pensare di poter dire tutto, denigrare, non rispettare, come accaduto a Modena dove uno studente è stato sospeso per 12 giorni perché, dice la preside: «Ha reso dichiarazioni denigratorie nei confronti dell'istituzione e dell'intera comunità». Una decisione che ovviamente viene letta dagli studenti come un «mettere il bavaglio» e «censurare il libero pensiero».

«La nostra non è una scuola punitiva» si trova costretta a difendersi la preside.

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