Un impegno da 40 miliardi all'anno da modulare con molta flessibilità

L'analisi delle spese da incrementare entro il 2035

Un impegno da 40 miliardi all'anno da modulare con molta flessibilità
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Rispettare gli impegni presi in ambito Nato e arrivare al target del 5% del Pil per la difesa entro il 2035 non costerebbe 100 miliardi l'anno, come ha sottolineato la premier Meloni. Si tratta, infatti, di un obiettivo da raggiungere nell'arco di un decennio e, dunque, significa aumentare il valore degli asset (armamenti e infrastrutture) con investimenti adeguati nell'intero periodo. L'Italia, pertanto, avrebbe bisogno di incrementare la sua spesa annuale di circa 40 miliardi di euro. Una cifra che potrebbe essere anche inferiore, a seconda di come verranno rimodulati i settori di spesa. "Non ci sono incrementi obbligati annuali", ha detto la presidente del Consiglio spiegando che il governo avrà libertà di manovra.

"Parliamo di un incremento delle spese in difesa dell'1,5% in dieci anni, quindi non distante dall'impegno che l'Italia già assunse nel 2014, quando era all'1% in rapporto al Pil e si impegnò ad aumentarlo dell'1%. A questo si aggiunge un 1,5% di spese sulla sicurezza", ha spiegato ieri al termine del vertice Nato. Insomma, considerato che il Pil nominale italiano è di circa 2.200 miliardi di euro si tratterebbe di garantire almeno 33 miliardi di euro l'anno per questo tipo di investimenti. Non si tratta di uno sforzo sovrumano per un Paese G7 e, infatti, proprio Meloni ieri ha sottolineato che non è intenzione dell'Italia "usare la clausola di salvaguardia" del Patto di Stabilità nel 2026, ossia scomputare temporaneamente queste spese di modo da non aggravare il deficit che proprio l'anno prossimo dovrebbe scendere sotto la soglia del 3% del Pil consentendo all'Italia di uscire dalla procedura di infrazione.

Ma che cosa viene chiesto all'Italia? In particolare, l'obiettivo è aumentare la spesa militare tradizionale (personale e mezzi inclusi gli armamenti) fino al 3,5% del Pil nel 2035. In base agli standard attuali (ufficialmente l'1,6% del Pil ma includendo gli stipendi la soglia del 2% viene superata abbondantemente) si tratterebbe di arrivare a quel traguardo con almeno 25-30 miliardi annui nel periodo. Più complesso il discorso relativo al capitolo "sicurezza allargata". Qui viene richiesto un 1,5% del Pil aggiuntivo in spese per cyber-difesa, infrastrutture critiche (satelliti, ecc.) e questo significherebbe mettersi nell'ordine di idee di spendere almeno 10 miliardi di euro annui. Meloni ha assicurato che "non distoglieremo neanche un euro dalle altre priorità del governo a difesa e a tutela degli italiani". L'obiettivo è, utilizzando "risorse importanti per rafforzare imprese italiane (Fincantieri e Leonardo in primis; ndr), creare un circolo virtuoso.

Insomma, la spinta al settore difesa dovrebbe creare maggiori entrate in grado di finanziare, a loro volta, le maggiori spese militari. In caso contrario, stante l'attuale Patto di Stabilità, il bilancio pubblico andrebbe rivisto.

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