Inchiesta sul caso Ramy: sequestrati i telefonini a sei carabinieri coinvolti

Sale il numero dei militari nel mirino. Si cercano prove della presunta cancellazione del video dell'urto

Inchiesta sul caso Ramy: sequestrati i telefonini a sei carabinieri coinvolti
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Sono sei i carabinieri la cui posizione è al vaglio delle indagini della Procura di Milano sull'incidente in cui nella notte tra il 23 e il 24 novembre ha perso la vita Ramy Elgaml, di 19 anni. Tre di loro risultano indagati, gli altri tre sono stati raggiunti da decreti di perquisizione «presso terzi». A tutti i militari coinvolti, sia quelli iscritti sia quelli al momento non iscritti, sono stati sequestrati i telefoni.

I sei carabinieri, di tre diversi equipaggi, sono quelli arrivati sul luogo dell'incidente, all'angolo tra via Ripamonti e via Quaranta al Corvetto, che è costato la vita al giovane egiziano. I primi due sono quelli a bordo della gazzella che ha inseguito per 8 chilometri lo scooter T-Max guidato dall'amico di Ramy, Fares Bouzidi, che aveva bruciato un posto di blocco in via Farini. Gli altri quattro sono giunti poco dopo in supporto ai colleghi a bordo di ulteriori due auto di servizio. Gli indagati sono, per omicidio stradale, il vicebrigadiere 37enne che guidava la gazzella dello scontro. E poi due suoi colleghi, questi per favoreggiamento e depistaggio. L'ipotesi di falso, in relazione al verbale d'arresto di Bouzidi firmato da quattro dei carabinieri intervenuti e in cui non si fa cenno a un urto, è al vaglio ma non è formalmente contestata. Ai militari si aggiunge lo stesso 22enne che guidava (senza patente) lo scooter, arrestato in flagranza per resistenza aggravata a pubblico ufficiale e indagato a piede libero, anche lui per omicidio stradale.

L'analisi dei cellulari dei carabinieri servirà a verificare conversazioni o immagini effettuate nell'immediatezza dei fatti. Le ipotesi di favoreggiamento e depistaggio, cioè la novità di queste ore, sono relative a quanto riferito dal testimone oculare dell'incidente, cui sarebbe stato chiesto di cancellare un video dell'accaduto. Il teste, la cui credibilità e coerenza nelle dichiarazioni viene valutata e il cui cellulare è stato pure sequestrato, ha detto molte cose ai media e agli inquirenti e ha parlato di «rumore di un impatto». Che lo scontro tra i due veicoli ci sia stato sembra ormai una certezza, anche perché c'erano tracce del T-Max sull'auto che lo inseguiva. Tuttavia sarà una consulenza cinematica a dirimere ogni dubbio e a stabilire dinamica e eventuali responsabilità. L'incarico per la consulenza sarà affidato domani dai pm a un professionista esterno all'Arma, a garanzia di tutti gli indagati. Nei prossimi giorni sarà anche conferito l'incarico per una consulenza informatica sui telefonini. Le indagini sono coordinate dai pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano e dal procuratore Marcello Viola e sono affidate alla polizia locale e al Nucleo investigativo dei carabinieri.

Sempre domani, nel primo pomeriggio, si terrà l'interrogatorio davanti al gip Marta Pollicino di Bouzidi, che dopo l'incidente era stato ricoverato in terapia

intensiva e ora è ai domiciliari a casa della sorella. L'interrogatorio era stato rinviato, su richiesta della difesa, per le condizioni di salute del ragazzo di origine tunisina. All'interrogatorio parteciperà il pm Cirigliano.

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