Stefano Zurlo
Le porte di Alassio restano chiuse. I migranti, o almeno quelli sprovvisti di certificato sanitario, non potranno entrare nella cittadina ligure. L'ordinanza del sindaco Enzo Canepa ha superato la prova del Tar, cui si era rivolto un poker di associazioni. Dunque quest'estate si ripeterà la sperimentazione avviata il 1 luglio dell'anno scorso per fermare l'ondata di vu cumprà e profughi che si erano riversati nel borgo in piena stagione turistica.
Il sindaco Enzo Canepa, Forza Italia, incassa il successo: «La nostra linea viene confermata ora dal giudice. Andremo avanti su questa strada». Poi Canepa veste i panni del moderato: «Noi non siamo contro l'accoglienza: la nostra città ha fatto dell'ospitalità una sua bandiera. Siamo però contro l'accoglienza incontrollata e senza freni. Quotidianamente dobbiamo confrontarci con l'ingresso di clandestini, questuanti, persone senza fissa dimora. Ora abbiamo trovato uno strumento per arginare questo fenomeno e tutelare quel che più ci preme: la sicurezza e la salute dei cittadini e dei turisti». Il provvedimento del 1 luglio scorso parla chiaro e prevede «il divieto a persone prive di fissa dimora, provenienti da paesi dell'area africana, asiatica e sudamericana, se non in possesso di regolare certificato sanitario attestante la negatività da malattie infettive e trasmissibili, di insediarsi nel territorio comunale».
In questo modo Alassio, che vive di turismo e per cui l'immagine è tutto, ha trovato forse il modo di rallentare i flussi incontrollati di extracomunitari che d'estate, quando il borgo si riempie, puntano verso le spiagge della cittadina. A luglio, conversando con il Giornale, il sindaco era stato netto: «Le nostre spiagge calamitano migliaia di turisti che portano benessere e lavoro. Questo equilibrio rischia di saltare». In particolare era stata proprio la mossa della prefettura, che voleva sistemare ad Alassio un contingente di migranti, ad innescare la contromossa del Comune che aveva escogitato la discussa ordinanza.
A quanto pare, il provvedimento ha avuto qualche effetto e ha ridotto i numeri dell'invasione che prima era incontrollata. È evidente che un comune non può affrontare da solo un fenomeno complesso, ma comunque il «muretto» di Alassio ha messo in difficoltà chi prima non trovava alcun ostacolo.
Contro l'ordinanza si era mosso un fronte assai esteso comprendente quattro soggetti: l'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione, gli Avvocati di strada, l'Arci Liguria e la Comunità di San Benedetto al Porto. Il quartetto si era rivolto al Tar ma il Tar si è dichiarato incompetente e senza entrare nel merito della spinosissima questione ha respinto il ricorso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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