"Intelligenza artificiale e hi-tech un muro contro i casi Parmesan"

Il presidente Ice: "L'export dell'agroalimentare vale ormai quasi 70 miliardi. Con la blockchain garantiamo la provenienza dei prodotti"

"Intelligenza artificiale e hi-tech un muro contro i casi Parmesan"
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L'export agroalimentare italiano corre sempre di più. E comincia a incidere in modo significativo sul Pil. La conclusione di due importanti eventi fieristici, Cibus a Parma e Macfrut a Rimini, fornisce l'occasione per un bilancio che rivela qualche sorpresa: secondo stime di Intesa Sanpaolo, nel 2026 il nostro export nel settore varrà non meno di 70 miliardi, oltre il 10% del totale. Una prospettiva di successo garantita anche dalle attività messe in campo dall'Ice, l'agenzia per la promozione all'estero delle imprese italiane, guidata da Matteo Zoppas.

Presidente Zoppas, nonostante l'impatto sui costi provocato dalla pandemia e dalle guerre l'export di questo settore viaggia come non mai.

«È decisamente in buona salute. Nel 2023 ha toccato un nuovo record: 64 miliardi di euro in valore, con una crescita di quasi il 7% sul 2022 e del 41% sul 2019. Ciò vuol dire che nel mondo pur di consumare alimenti italiani non si bada al prezzo. È questo il messaggio forte».

Perché il Made in Italy è così apprezzato?

«Come altri beni, l'agroalimentare italiano è sinonimo di qualità, di sostenibilità. Anche sugli alimenti apparentemente semplici, come la pizza, siamo spettacolo da gourmet. Italianità è ormai sinonimo di eccellenza ovunque».

Il compito primo dell'Ice è promuovere e tutelare il nostro export. Come ci riuscite?

«Promozione e sviluppo. Combiniamo le due attività organizzando all'estero eventi con le aziende, gli importatori e i distributori. Le attività di sviluppo culminano invece nell'incontro tra produttore e cliente. Questo accade nelle fiere in giro per il mondo e in Italia, dove portiamo operatori e compratori. Ice insomma apre la strada, il resto lo fanno gli imprenditori. Abbiamo stretto accordi con le principali piattaforme di e-commerce e con alcune catene della grande distribuzione per consentire alle nostre aziende di mettere i loro prodotti sugli scaffali oltreconfine».

La cucina italiana è stata candidata a patrimonio dell'Unesco. Vi state organizzando per approfittare dell'opportunità?

«Certo. La candidatura è un megafono per il racconto delle nostre eccellenze agroalimentari. È una promozione globale importante che si aggiunge alle altre. Recentemente abbiamo promosso la nostra cucina all'avvio del Giro d'Italia, rivolgendoci a milioni di spettatori. Siamo convinti che questa candidatura ci consentirà di moltiplicare il numero delle persone che vorranno consumare italiano».

Come state affrontando la lotta all'italian sounding? I danni che produce cominciano ad essere visibili, e le iniziative scorrette si stanno moltiplicando.

«Al momento possiamo contrastare il fenomeno con interventi mirati per convincere chi lo esercita a rispettare le regole di opportunità. Contro la pratica abbiamo anche messo a punto un sistema di blockchain chiamato TrackIT: le aziende dichiarano la provenienza dei loro ingredienti e questo è un modo per verificare l'originalità italiana del prodotto. Naturalmente siamo in prima linea contro la contraffazione, vero e proprio illecito».

Il cibo italiano è recentemente arrivato persino nello spazio. Non deve essere stata un'impresa da poco, vista la concorrenza a livello mondiale.

«Il ministro dell'Agricoltura e della sovranità alimentare ha individuato questa possibilità e, in occasione del lancio nello spazio di SpaceX Axiom-3,

sono stati identificati dei prodotti italiani compatibili con le attività degli astronauti. Questa operazione ci ha concesso di promuovere il nostro cibo durante un evento seguito da miliardi di persone. Un bel successo».

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