Intercettazioni, legge chiesta dall'Ue

La Corte europea impone vincoli sui cellulari. Zanettin: basta fake news sulla riforma

Intercettazioni, legge chiesta dall'Ue
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La riforma della giustizia firmata dal ministro Carlo Nordio (foto) e Zanettin, a partire dalla stretta sulle intercettazioni, ce la chiede l'Europa. A smantellare «l'offensiva della menzogna» come l'hanno definita il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri e lo stesso senatore azzurro Pierantonio Zanettin, primo firmatario del ddl sulle intercettazioni limitate a 45 giorni, non sono solo le dichiarazioni della maggioranza ma soprattutto una recente sentenza a cui l'Italia dovrà adeguarsi e presto.

Lo scorso 4 ottobre la Corte di giustizia Ue, Grande Camera con la sentenza C-548-21 ha ribadito una volta per tutte che nella legislazione comunitaria i messaggi nel cellulare, anche se già ricevuti e letti e «salvo casi di emergenza debitamente giustificati», sono «dati personali segreti», l'acquisizione «va decisa da un giudice» e soltanto «per una serie di reati stabiliti in modo sufficientemente preciso» e in modo «prevedibile dal cittadino», la persona che subisce l'accesso ai dati (soprattutto le parti terze non indagate) «va obbligatoriamente informata quando non si compromettono le esigenze del procedimento penale», è giusto indagare ma «nel rispetto del principio di proporzionalità» i dati personali vanno trattati «in modo adeguato e pertinente», l'ingerenza nella segretezza delle comunicazioni «non deve essere eccessiva rispetto alle finalità perseguite».

Una serie di paletti che oggi non sono previsti dalla nostra legislazione, tanto che l'Italia è stata più volte condannata. Soprattutto perché le persone non sospettate di reato e non coinvolte direttamente nel processo penale non possono ribellarsi all'ingiusta captazione né chiedere un possibile risarcimento per il danno subito.

La riforma della giustizia voluta dal centrodestra si muove proprio in questo solco, che privilegia il ritorno della civiltà giuridica che mette al centro la presunzione d'innocenza. A sanare questo squilibrio in particolare, che ci costa una serie di infrazioni comunitarie, sarà il ddl 806 firmato da Zanettin e dalla presidente della commissione Giustizia del Senato Giulia Buongiorno che modifica il Codice di procedura penale «in materia di sequestro di dispositivi, sistemi informatici o telematici o memorie digitali». Un procedimento che segue il principio stabilito sul limite alle intercettazioni.

«Non è vero che la nostra normativa non è in linea con l'Europa, anzi deve essere adeguata proprio con le nostre riforme osteggiate da una parte della magistratura che adesso viene messa in imbarazzo. La sentenza ci conforta rispetto al testo che abbiamo votato al Senato. Altro che giurisprudenza restrittiva», sottolinea Zanettin al Giornale. Smentite anche le sedicenti Cassandre che vagheggiano di un aiutino a boss e stupratori. «Il provvedimento non riguarda i reati di mafia o terrorismo né altri reati gravi», ricorda il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto. «Nessun favore ai criminali, come invece ha sostenuto, al limite della querelabilità, qualche esponente di vertice della magistratura», dichiara Gasparri. A fischiare sono le orecchie del leader Anm Giuseppe Santalucia, secondo cui il programma di riforme che ha in mente l'esecutivo «indebolisce l'azione di contrasto al crimine.

Indagini per reati gravi, come la violenza sulle donne, saranno a rischio», dice invece il leader del sindacato delle toghe a Repubblica.

Fischiano anche quelle di Angelo Bonelli, che cita a sproposito Matteo Messina Denaro come possibile beneficiario della norma. «Bonelli dice balle e parla a vanvera, basta con queste fake news», tuona Zanettin.

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