Intimidazioni e spiate. La libertà "uccisa" in undici giorni

Lunedì 5 ottobre il prof di storia Samuel Paty parla in classe della libertà di espressione mostrando due vignette su Maometto pubblicate da Charlie Hebdo

Intimidazioni e spiate. La libertà "uccisa" in undici giorni

Lunedì 5 ottobre il prof di storia Samuel Paty parla in classe della libertà di espressione mostrando due vignette su Maometto pubblicate da Charlie Hebdo.

Martedì 6 la madre di una studentessa contatta la preside, parlando di «discriminazione». Il docente in realtà aveva proposto agli allievi musulmani, che si sarebbero potuti offendere, di chiudere gli occhi o di uscire dalla classe. Come da vademecum governativo.

Mercoledì 7 la preside riceve una mail anonima che denuncia «un clima di islamofobia». Lo stesso giorno Brahim C., un altro genitore, pubblica su Facebook un «appello alla mobilitazione contro l'insegnante».

Giovedì 8 Brahim C. posta un altro video su Facebook con le generalità del professor Paty e l'indirizzo della scuola chiedendo ai follower di «dire basta».

Lunedì 12 il prof viene convocato al commissariato: Brahim C. lo ha denunciato. A sua volta Paty querela per diffamazione. Lo stesso giorno il docente riceve la visita di un ispettore scolastico che gli ricorda «le regole della laicità e della neutralità» e la preside incontra i genitori della classe in sua presenza.

Lunedì 12 un imam schedato dai Servizi come Fiche S, pubblica un altro video su Facebook intitolato «L'islam e il Profeta insultati in una scuola pubblica», con un'intervista di 10 minuti alla figlia di Brahim C. «Macron ha suscitato odio verso i musulmani», dice l'imam il quale si era presentato anche a scuola per protestare.

Lunedì 12 una nota riservata degli ispettori del servizio centrale di intelligence territoriale (Scrt), che seguiva il caso, scrive: «La comunicazione tra genitori e direzione scolastica ha permesso di smorzare le tensioni, riconducibili principalmente alla famiglia» (cioè a Brahim C., ndr). L'uomo sembra aver voluto profittare della situazione per gridare «all'islamofobia». Caso chiuso.

Mercoledì 14 Brahim C. viene convocato dalla polizia con la figlia: non si presentano.

Giovedì 15 un 18enne con status di rifugiato, Abdoullah Anzorov, sale su un bus. Da Evreux si dirige a Conflans-Sainte-Honorine.

Venerdì 16 Si reca nella scuola con un coltello da macellaio di 35 centimetri e una pistola da softair.

Aspetta davanti al college du Bois d'Aulne. Chiede ad alcuni studenti di indicargli Paty, il bersaglio social. Lo segue per 500 metri e lo accoltella più volte fino a sgozzarlo. Poi pubblica la foto in rete con la rivendicazione.

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