"Inversione di rotta su tutti gli stipendi. Nessuna rivolta senza il Reddito"

Il ministro del Lavoro, Maria Elvira Calderone: "Questo governo ha accolto tante proposte dei sindacati"

"Inversione di rotta su tutti gli stipendi. Nessuna rivolta senza il Reddito"

Mattinata al Consiglio dei ministri, conferenza stampa a Palazzo Chigi, pomeriggio negli uffici ministeriali di via Flavia. Il ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone indossa un tailleur beige e porta al collo un filo di perle. Risponde alle domande del Giornale mentre prepara la trasferta odierna per il Primo Maggio. «Rappresenterò il governo a Montemurlo, a Prato, alla cerimonia di intitolazione di una strada a Luana D'Orazio». L'operaia di 22 anni che morì stritolata da un orditoio manomesso il 3 maggio 2021.

Ministro Calderone, l'appello del presidente Mattarella richiama una realtà nota a tutti: gli stipendi in Italia sono troppo bassi. Che cosa può fare il governo sui salari senza entrare nel merito della contrattazione tra datore di lavoro e azienda?

«Il presidente della Repubblica ha evidenziato un limite strutturale del nostro paese. I salari in Italia crescono meno della media europea, ma non da oggi. È un dato costante dal 2001. Fortunatamente, nell'ultimo anno c'è stata una prima inversione di rotta, come ha ricordato anche Giorgia Meloni. C'è tanto da fare e i rinnovi contrattuali già chiusi hanno dimostrato la capacità di aumentare i salari. Va sostenuta questa direzione e la buona contrattazione, anche decentrata. La sfida vera però si chiama produttività, che sosteniamo anche detassando i premi di produttività. Parliamo di 3 milioni di lavoratori che già oggi aggiungono in media 1.500 euro in un anno al proprio stipendio».

L'8 maggio il governo si misurerà con i sindacati confederali. Andrete per ascoltare o per anticipare un pacchetto di provvedimenti?

«Andremo al confronto con i sindacati portando le risorse annunciate dalla presidente del Consiglio, quelle dell'Inail e con le nostre proposte. Poi ovviamente vogliamo ascoltare le proposte concrete dei sindacati. Mi piace ricordare che questo governo ha accolto tanti punti della piattaforma programmatica che i sindacati presentarono prima delle elezioni del 2022 in materia di sicurezza sul lavoro. E siamo pronti a recepire altre proposte».

Perché nel 2025 si muore ancora nei cantieri e sui posti di lavoro? Gli infortuni mortali sono davvero una piaga incurabile?

«Guardi, qualsiasi giustificazione delle morti sul lavoro non è accettabile dalle nostre coscienze, dalla nostra sensibilità e dalla nostra cultura. Dobbiamo fare in modo che ci siano sempre meno incidenti sul lavoro e per raggiungere questo obiettivo dobbiamo investire sulla formazione di imprenditori e lavoratori, adottare best practice e poi dobbiamo fare educazione nelle scuole. Vediamo un dato di forte aumento delle morti nel percorso casa-lavoro, e su questo dobbiamo fare una riflessione. L'Italia è uno dei pochi paesi che riconosce anche gli infortuni lungo il tragitto casa-lavoro. Ma in generale negli ultimi anni le morti sul lavoro sono in leggero ma costante calo, nonostante l'aumento dell'occupazione».

Che consiglio darebbe ai nostri giovani: adattatevi in Italia con lavori precari o lasciate il Paese per cercare occupazioni più consone ai vostri studi?

«Non condivido questa chiave di lettura. Innanzitutto, perché il precariato è in fortissima riduzione. E poi perché in Italia ci sono tante opportunità, oltre a una qualità della vita difficilmente riscontrabile altrove. E poi negli ultimi due anni sono stati creati oltre un milione di nuovi posti di lavoro. È la dimostrazione che si può lavorare e produrre anche in Italia».

L'opposizione sembra non avere dubbi: solo l'istituzione del salario minimo risolverà l'emergenza stipendi. È facile demagogia o c'è qualcosa da salvare in questa proposta?

«È una proposta che funziona da un punto di vista della comunicazione. Il salario minimo può esistere solo se si supera la contrattazione e i sindacati lo sanno benissimo. Io preferisco difendere e valorizzare la contrattazione, compresa quella di secondo livello. È il nostro modello, che va migliorato ma non cancellato per inseguire la comunicazione facile».

Che cosa resta del ciclone reddito di cittadinanza in Italia dopo l'abolizione disposta dal governo?

«Il reddito di cittadinanza ha fallito nella sua missione fondamentale, ossia accompagnare al lavoro. La conferma è nei dati: abbiamo creato un milione di posti di lavoro in più in due anni, dopo aver superato il reddito di cittadinanza. Al contempo abbiamo messo in sicurezza i soggetti più fragili con l'assegno di inclusione, che vale anche di più del reddito di cittadinanza. Non a caso non c'è stata nessuna rivolta sociale, che alcuni avevano incautamente auspicato».

Come donna, prima ancora che ministro, che impegno si sente di assumere sul gender pay gap, l'intollerabile divario salariale tra uomini e donne?

«Il mio impegno in favore delle donne è nella mia storia personale di madre, professionista e ministro. Intanto mi prendo l'impegno di agevolare l'ingresso di quante più donne nel mondo del lavoro. E poi che qualsiasi pratica illegale contro le donne sarà contrastata con assoluta durezza da questo ministero».

Lei ha dichiarato di recente che la vicenda sollevata

dall'opposizione sui suoi titoli di studio è un caso chiuso. Si è sentita condizionata nella sua funzione di ministro?

«Oggi è il 1° Maggio. Parliamo di lavoro. Buona festa delle lavoratrici e dei lavoratori a tutti voi!».

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