Terremoto nell'ex Stalingrado d'Italia: la Rauti batte Fiano

La figlia dello storico segretario dell'Msi si aggiudica l'uninominale di Sesto San Giovanni battendo il dem. "Vittoria storica dopo una campagna elettorale avvelenata"

Terremoto nell'ex Stalingrado d'Italia: la Rauti batte Fiano

Il titolo di Stalingrado d’Italia Sesto San Giovanni l’aveva già perso cinque anni fa, quando al municipio arrivò per la prima volta dal 1946 un sindaco leghista, Roberto Di Stefano. Oggi questo comune dell’hinterland milanese si conferma una ex roccaforte rossa. Qui la sfida era di quelle accese: Isabella Rauti, la figlia dell’ex segretario dell’Msi Pino, contro il deputato Pd Emanuele Fiano, figlio di un sopravvissuto ad Auschwitz. Due storie politiche opposte e una vittoria schiacciante: quella della senatrice uscente di Fratelli d’Italia. Con il 45,4 per cento dei consensi ha battuto il candidato del Pd, che si è fermato al 30,8.

I fantasmi del passato sono stati evocati spesso in una campagna elettorale durante la quale la sinistra ha cercato il più possibile di polarizzare lo scontro. "Per Isabella Rauti, evidentemente, i pronunciamenti pubblici si fanno senza domande dai balconi", attaccava Fiano riferendosi al fatto che la senatrice di FdI si fosse dichiarata indisponibile a partecipare ad un confronto organizzato da Repubblica. Contro l’esponente dem erano comparsi invece insulti antisemiti sui social.

"La vittoria è un'affermazione storica, in una campagna elettorale avvelenata e aggressiva che abbiamo subito e non abbiamo alimentato, non abbiamo raccolto provocazioni né offese e sono state molte. Il mio stato d'animo non è quello di una rivalsa", dice Isabella Rauti commentando i risultati in conferenza stampa. "Non ho raccolto le provocazioni sul territorio e sul fatto che il collegio fosse diventato un luogo in cui si confrontavano il bene e il male. Letta ha parlato di Sesto come di uno scontro tra due Italie e due civiltà. Lascio a voi la conclusione visti i risultati", incalza.

L’esponente del partito di Giorgia Meloni ha insistito sul fatto che in campagna elettorale sia mancato un "legittimo confronto", e che la battaglia si sia trasferita troppo spesso sul piano personale. "Da parte di Fiano – ha denunciato la Rauti – c’è stato un tentativo di personalizzare lo scontro. Sono state dette e scritte cose offensive su di me e sulla mia famiglia e inesatte. Io penso che se uno vuole tirare in ballo il passato e le storie famigliari allora le deve raccontare per intero". "Di mio padre - ha spiegato - si sarebbe dovuto anche dire che è stato un parlamentare nazionale ed europeo, un intellettuale, un segretario di partito, non un extra parlamentare. È sempre stato assolto dalle accuse. Verità vorrebbe che venisse raccontata la storia per intero".

"L'elettorato non ha creduto né alle mistificazioni né alle demonizzazioni", è la conclusione della senatrice che, eletta per la seconda volta consecutiva in un collegio uninominale della Lombardia, promette di farsi carico delle istanze del territorio. "Fuori dal momento elettorale – è infine il messaggio diretto a Fiano - sono disponibile a un confronto su passato, presente e futuro".

Le considerazioni del deputato del Pd sono affidate ad un post sui social: "Hanno scelto lei oltre ogni dubbio e ovviamente avrà il diritto di governare". "Non per questo – insiste però Fiano - modificherò il mio giudizio sui valori che lei esprime". La responsabilità della sconfitta la imputa al suo partito: "Ha perso il Pd per molte ragioni, ma sono tutte nostre, le ragioni, e le scelte che ci hanno portato qui, al peggior risultato complessivo che io ricordi. Abbiamo affrontato una elezione maggioritaria sostanzialmente da soli e non poteva che finire così". "Trovo sbagliato dire che sia una giornata triste per il Paese, è un’affermazione che non tiene conto che c’è una parte prevalente in Italia che gioisce.

È triste per noi, ma questa è un altro modo di dire, noi non siamo il tutto, e come dimostrano le elezioni non interpretiamo il sentimento prevalente. Se non affronteremo gli errori fatti – conclude rivolgendosi ai compagni di partito - sarà ancora peggio".

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