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"Gli italiani sono pronti al premierato. E la Costituzione non viene stravolta"

Il professore: "C'è stata un'involuzione democratica con Conte e i tecnici. Se il Parlamento dovesse sfiduciare il governo meglio tornare al voto"

"Gli italiani sono pronti al premierato. E la Costituzione non viene stravolta"

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Tommaso Edoardo Frosini, professore ordinario di Diritto Pubblico Comparato all'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Gli italiani sono pronti per l'elezione del premier?

«Più che pronti. Da 30 anni gli italiani si sono abituati ad eleggere i propri governanti nei Comuni e nelle Regioni. Peraltro durante il ventennio di Berlusconi e Prodi il cittadino ha vissuto questo istituto in senso partecipativo, non c'era l'elezione diretta ma si sapeva che chi avesse vinto sarebbe diventato primo ministro».

Questo premierato ha però perso quota nel tempo.

«Sì, c'è stata una involuzione democratica con il professor Conte, il cui nome è uscito fuori non si sa bene come e perché e poi con i governi tecnici. Mi chiedo: ma in quale democrazia liberale si fa ricorso a figure che non sono state sottoposte al voto popolare? La Spagna che è in crisi si guarda bene dallo scegliere il presidente del Banco de Espana, piuttosto insiste a cercare una soluzione politica».

Cosa pensa di questa proposta di premierato?

«Mi piace, rimane nell'alveo del parlamentarismo e non comporta uno stravolgimento costituzionale. Si vanno a toccare quattro articoli in maniera quasi chirurgica».

Come giudica il ruolo dell'eventuale secondo premier?

«Francamente mi sembra un discussione che ha molto a che fare con i tecnicismi e poco con la prassi e la realtà. Dovrebbe comportare un tradimento di larga parte della maggioranza. Comunque avrei preferito una formula già sperimentata in cui se il Parlamento sfiducia il premier si torna alle elezioni, i due poteri nascono e muoiono insieme. Non bisogna aver paura del voto».

C'è chi sostiene che il premierato indebolisca il Parlamento.

«Non è il premierato a indebolirlo. Le prerogative ci sono e sono importanti, dipende se le sai esercitare. L'opposizione accetti la sfida e cerchi un nome forte da candidare. Non lo fanno perché temono che questa riforma possa portare la vittoria di Giorgia Meloni. Non leggo idee propositive, leggo solo la volontà di distruggere e picchiare duro».

Il premierato suggerisce una revisione della legge elettorale?

«In Israele commisero l'errore di introdurre l'elezione diretta, lasciando il sistema proporzionale che non dava una maggioranza stabile. Il primo ministro deve avere una sua maggioranza, ci mancherebbe una legge elettorale che la mettesse a repentaglio».

Come giudica il superamento dei senatori a vita?

«Positivamente. Se uno ha illustrato la patria bene non deve per forza avere un seggio. Peraltro, a parte la senatrice Cattaneo, mi pare che nessuno sia particolarmente presente se non per ricomparire nei voti decisivi per eventuali cambi di maggioranza e questo non è ammissibile. No, non mi straccerei le vesti. E poi in nessuna parte del mondo c'è il parlamentare a vita, è un unicum del sistema italiano».

Pensa che si arriverà al referendum?

«Passare dal premierato al cancellierato di fronte a un elettorato che avrebbe voluto il presidenzialismo non avrebbe senso. Bisogna innanzitutto vedere se Italia Viva la voterà e verificare se altri la vogliono sottoscrivere. Altrimenti non si abbia paura del referendum.

Pensare di impostare una campagna referendaria sostenendo che l'elezione diretta del sindaco e del presidente di Regione va bene mentre con quella del premier si spalancano le porte alla dittatura sarebbe francamente ridicolo».

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