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Kiev, slitta il decreto armi. I dubbi di Salvini sull'Ue

Il provvedimento non sarà al Consiglio dei ministri di domani. La Lega frena e attacca Bruxelles per lo scandalo appalti

Kiev, slitta il decreto armi. I dubbi di Salvini sull'Ue
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da Roma

Nella maggioranza minimizzano tutti. E ripetono come un mantra che si tratta solo di un "semplice slittamento". Quel che è certo è che non arriverà di qui a pochi giorni il via libera al decreto armi per l'Ucraina, che nell'arco di una mattinata entra e poi esce dall'ordine del giorno del pre-Consiglio dei ministri in programma oggi pomeriggio alle 16, l'incontro tecnico dei capi di gabinetto e capi legislativi dei ministeri che precede le riunione del governo. Nella convocazione inviata ieri mattina alle 8.45 a tutti i ministeri, infatti, tra i diciotto provvedimenti da esaminare era presente anche il decreto contenente "disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina", decreto che va approvato entro il 31 dicembre e che però sparisce dalla successiva convocazione inviata ai dicasteri intorno alle 15.30. Insomma, il Consiglio dei ministri in programma domani alle 17 non se ne occuperà.

Una frenata che - raccontano alcune fonti di maggioranza - sarebbe arrivata dopo un colloquio mattutino tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini, con il leader della Lega che avrebbe chiesto di prendere tempo anche in considerazione dei colloqui in corso tra Washington e Mosca, a partire da quello di ieri tra Vladimir Putin e l'inviato della Casa Bianca Steve Witkoff. Così, si sarebbe deciso di soprassedere. Il tutto senza particolari tensioni all'interno della maggioranza, tanto che lo stesso ministro della Difesa Guido Crosetto - che la settimana scorsa ha presentato al Copasir il dodicesimo pacchetto di aiuti all'Ucraina - non si sarebbe opposto al rinvio, anche perché potrebbe non riuscire ad essere presente al Consiglio dei ministri di domani.

D'altra parte, che il terreno sia scivoloso non è certo una novità. Pur avendo sempre votato la proroga del decreto armi (il primo risale al 25 febbraio 2022 e fu deciso dal governo Draghi all'indomani dell'invasione russa), Salvini non ha mai fatto mistero delle sue enormi perplessità. Ancora ieri, nel suo intervento all'assemblea generale di Alis, il vicepremier ha ribadito che "mettere fine al conflitto tra Russia e Ucraina è un bene per chi sta morendo al fronte, per l'economia italiana e per quella europea". Insomma, "chi si mette di mezzo per impedire l'accordo tra Russia, Ucraina e Stati Uniti non fa bene all'Italia e all'Europa". E, ancora una volta, il leader della Lega punta il dito contro l'Ue, Parigi, Berlino e Londra augurandosi che nessuno di loro "abbia più interesse a proseguire il conflitto che a farlo cessare".

L'ennesimo affondo verso l'Ue, che ieri il Carroccio ha messo nel mirino anche per il terremoto giudiziario che si è abbattuto su Bruxelles coinvolgendo l'ex ministra Federica Mogherini e l'ambasciatore Stefano Sannino. Durissima la vicesegretaria leghista Silvia Sardone. "La superiorità morale tanto ostentata dalla sinistra - affonda - è ormai un vago ricordo. Non possiamo infatti dimenticare gli scandali del Qatargate e dei finanziamenti Ue per pagare le lobby green". Ancora più netta la delegazione della Lega all'Europarlamento. "Dopo Qatargate e Pfizergate - si legge in una nota - un altro scandalo europeo. Porte girevoli con meravigliose poltrone e sofà dove bivaccano i soliti noti, nominati dal solito establishment radical-chic. Cinque anni fa denunciammo, nero su bianco, i metodi bizantini che portarono alla nomina di Mogherini a Alta rappresentante per la politica estera Ue".

Sul fronte Russia-Ucraina, poi, Salvini non esita a definirsi "perplesso" dalle parole dell'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone sulla guerra ibrida preventiva. Di cui prende invece le difese Crosetto, convinto che il responsabile del Comitato militare per la Nato sia stato "male interpretato". Subire un attacco, spiega il ministro della Difesa, potrebbe significare "la possibilità di interrompere il segnale di un satellite che ci farebbe perdere l'uso di tutti i nostri telefonini" oppure "non trovare più la pensione quando la si va a ritirare perché l'Inps è stata hackerata e ha perso tutti i dati". Insomma, "prepararsi a queste minacce è una cosa giusta da fare".

E ai colloqui in corso tra Stati Uniti e Russia guardano con interesse anche la premier Meloni - che ieri è partita alla

volta del Bahrein - e il vicepremier Antonio Tajani, convinto che sia necessario "trovare un accordo di pace il prima possibile" e "concludere questa carneficina con un'intesa che non significhi la sconfitta dell'Ucraina".

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