Noi italiani non siamo solo tutti ct (commissari tecnici) della Nazionale di calcio, ma siamo pure tutti cda (critici d'arte). Può quindi capitare che il quadro - apparentemente una crosta - che noi tutti avevamo dipinto come «grossolana copia di Klimt» si riveli, in realtà, una tela autentica opera del celebre «secessionista» viennese. A mettere la mano sul fuoco (senza bruciarsela) riguardo all'originalità della «Signora» ritrovata in circostanze «misteriose» (per non dire altro) il 10 dicembre scorso durante dei lavori di ristrutturazione alla Galleria Ricci Oddi a Piacenza da dove, il 22 febbraio 1997, la tela sparì altrettanto «misteriosamente» (sempre per non dire altro), sono stati i seguenti esperti: Diego Cauzzi, funzionario per le tecnologie Complesso Monumentale Pilotta (Parma); Anna Selleri, funzionario restauratore Pinacoteca Nazionale Bologna; Claudia Collina, storica e critica d'arte, funzionario IBC specialista in Beni Culturali. Il verdetto è arrivato ieri, dopo un'«attenta analisi», con tanto di conferenza stampa: «L'opera è originale». Standig ovation in sala. I professori hanno spiegato addirittura che «l'indagine stratigrafica ha confermato la presenza di un secondo dipinto, realizzato sempre da Klimt». Come dire: due al prezzo di uno. Le condizioni conservative dell'opera sono state definite «discrete»; inoltre «nel retro della tela sono stati ritrovati i 3 marchi della Ricci Oddi» e infine «anche la sfrangiatura della tela coincide con quella dell'opera trafugata 22 anni fa». Insomma, nessun dubbio: quel quadro è di Gustav Klimt. Che lo ha dipinto «di persona personalmente» come direbbe l'agente Catarella, agli ordini del commissario Montalbano.
«Ritratto di signora» era uno dei quadri rubati più ricercati del mondo. Dopo il «furto rocambolesco» di 22 anni fa alla vigilia di una mostra dedicata al pittore austriaco, la tela - racconta chi la sa lunga - «potrebbe essere rimasto nascosto per quasi un quarto di secolo in un'intercapedine su un muro esterno della Galleria Ricci Oddi, la più prestigiosa sede museale di Piacenza». E ciò «senza che nessuno se ne accorgesse e senza che chi lo aveva rubato andasse a prenderselo». Anzi, la tela ha rischiato di finire fra i rifiuti quando un «addetto ai lavori di pulizia dello spazio esterno lo ha trovato, chiuso dentro un sacco nero, in una cavità protetta da uno sportello in lamiera che nel frattempo era stata nascosta dall'edera». Dobbiamo crederci? Mah. La «Signora» non tornerà comunque immediatamente nella disponibilità dei piacentini. Motivo: «Non si sono infatti ancora conclusi gli accertamenti relativi a cosa sia accaduto dal 22 febbraio del 1997 (data della sparizione della tela) al 10 dicembre 2019 (data del suo ritrovamento)».
Si prevedono quindi tempi lunghi. Ad alleviare l'attesa, la consapevolezza che «i danni subiti dal dipinto in tutti questi anni non sono ingenti». Proprio come se il quadro fosse stato, al sicuro, a casa di qualcuno. Altro che «intercapedine»...
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