Landini ci riprova, la Cgil in piazza. E il corteo pro Pal: "Morte ai sionisti"

Scontri alla protesta ieri a Roma. Oggi una nuova manifestazione

Landini ci riprova, la Cgil in piazza. E il corteo pro Pal: "Morte ai sionisti"
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Arriva il fine settimana e puntuali tornano le manifestazioni "per la Palestina" e i cortei dei sindacati. Mentre negli ultimi giorni il mondo è andato avanti e, grazie a Donald Trump, si è arrivati alla speranza di pace in Medio Oriente, in Italia c'è chi è rimasto fermo agli slogan dei mesi passati. Sono collettivi, centri sociali, associazioni pro Pal radicali e sindacati che scendono in piazza ripetendo le stesse parole trite e ritrite: Genocidio", "dal fiume al mare Palestina libera", "intifada" e via dicendo. Ieri pomeriggio i collettivi Cambiare Rotta e Osa insieme ad Arci Roma, sindacato Usb, Potere al Popolo e Movimento Studenti Palestinesi hanno indetto a Roma un corteo per "bloccare tutto" diretto verso l'ambasciata israeliana e la Festa del cinema. La questura ha però consentito la manifestazione "in forma statica" solo in Piazza Verdi proprio per il timore di disordini o scontri. Nonostante ciò, i collettivi hanno provato a dirigersi verso l'ambasciata israeliana manifestando dietro uno striscione con lo slogan: "Blocchiamo tutto. Rompere con lo Stato di Israele" e intonando vari cori tra cui "A morte i sionisti". Quando i manifestanti hanno provato a partire nel corteo non autorizzato verso l'Auditorium dove è in corso la Festa del Cinema, si sono registrate tensioni con la polizia costretta a usare gli idranti. Varie manganellate quando i collettivi hanno infatti cercato di forzare il blocco al grido di "Corteo, corteo" con l'obiettivo di passare accanto all'Ambasciata per contestarla. Dopo alcuni minuti di trattativa con la polizia, il corteo ha tentato di forzare il blocco con uno striscione: "Il sionismo è un pericolo per il mondo. Fuori l'ambasciatore israeliano dall'Italia" mentre si intonavano i cori: "Polizia e governo Meloni sempre sionisti e servi dei padroni".

D'altro canto, che non sarebbe stata una manifestazione dai toni pacifici lo si era già capito dalla presentazione del corteo da parte dei collettivi nei giorni scorsi: "Rompere con Israele, e con quindi tutto ciò che rappresenta lo stato sionista, continua ad essere necessario. Per questo supporteremo il boicottaggio d'Israele al Festival del cinema di Roma e diamo appuntamento a Piazza Verdi per bloccare l'ambasciata israeliana e dire chiaramente che vogliamo l'espulsione immediata dell'ambasciatore dalla nostra città e dal nostro paese". Il testo si concludeva con "non c'è pace sotto occupazione, continuiamo a mobilitarci per la Palestina libera, pronti a bloccare ancora".

Intanto per oggi è prevista la manifestazione della Cgil "Democrazia al lavoro" indetta, tra le altre motivazioni, "per la pace e giustizia a Gaza". La piattaforma programmatica della manifestazione del sindacato è stata lanciata a fine settembre nel documento conclusivo approvato dall'Assemblea generale Cgil. In quel documento, tra le motivazioni di scioperi e cortei, si legge: "Fermare il genocidio del popolo palestinese in corso da parte del governo israeliano di Netanyahu". E inoltre "sostenere la missione non violenta della Global Sumud Flotilla per aprire corridoi umanitari permanenti e rompere l'assedio a Gaza e sancire un cessate il fuoco". Dopo la fine della guerra a Gaza, il buonsenso avrebbe voluto la sospensione delle manifestazioni ma ecco spiegato il motivo per cui dalle parti dei sindacati rossi non si sono sentite parole di elogio a Trump per il risultato ottenuto in Medio Oriente.

Come se non bastasse, per martedì 28 novembre, i sindacati di base Usb e Cub hanno indetto un nuovo sciopero generale nazionale di tutti i settori pubblici e privati.

Lo sciopero dovrebbe essere contro la legge di bilancio ma la mobilitazione è indetta, tra l'altro, per "il riconoscimento" dello Stato della Palestina, "il blocco delle spese militari e dell'invio di armi" in Ucraina e in Palestina. Motivazioni che non hanno nulla a che fare con le esigenze dei lavoratori ma, si sa, l'importante è scioperare.

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