L'appunto

L'area moderata e la sindrome della disgregazione

Il terreno su cui iniziare a costruire un percorso comune ci sarebbe. Eppure non c'è traccia di convergenza

L'area moderata e la sindrome della disgregazione

Il terreno su cui iniziare a costruire un percorso comune, in verità, ci sarebbe. Perché non c'è dubbio che, seppure con qualche sfumatura, sulla questione immigrazione tutti i partiti che fanno riferimento all'area di centrodestra hanno un approccio analogo. Eppure, nonostante il tema sia caldissimo e al centro del dibattito politico, di una convergenza tra i diversi pezzi che nemmeno un decennio fa erano parte integrante della Casa delle libertà non v'è traccia.

Ognuno continua con ostinazione ad andar dritto per la sua strada, nonostante tutti i sondaggi dicano che il centrodestra unito vale quanto il Pd. In agosto le rilevazioni languono, ma anche l'ultima di Ixé della scorsa settimana ha confermato il trend dei precedenti sondaggi di Datamedia, Ipr e Swg: il Pd si attesta su una media del 33%, che è la somma a cui arriverebbero insieme Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia e Area popolare.

Il punto, però, è che nonostante le rilevazioni siano inequivocabili, i pianeti della galassia di centrodestra continuano a viaggiare lontani anni luce. E si guardano bene dall'approfittare delle occasioni che gli si fanno incontro come, appunto, quella di far fronte comune sull'immigrazione. Mesi fa c'era stato un qualche segnale, con i tre governatori di Lombardia, Veneto e Liguria (i leghisti Roberto Maroni e Luca Zaia e l'azzurro Giovanni Toti) che avevano provato a fare gioco di squadra. Poi, più niente. L'aggravante, in questo scenario, è che non solo le diverse anime non convergono, ma tendono a spezzettarsi. Flavio Tosi ha lasciato la Lega e allo stesso modo Raffaele Fitto e Denis Verdini hanno abbandonato Forza Italia. E pure un partito come Ncd che bene che vale qualche punto percentuale pare sull'orlo di una scissione tra chi se ne andrà con il Pd e chi, invece, cercherà di tornare nell'area del centrodestra dopo l'avventura al governo con Matteo Renzi.

Chissà se l'asse che si è venuto a creare negli ultimi mesi tra Fitto e Tosi potrà essere un primo segnale di un centrodestra che prova a rimettersi insieme. Certamente i due puntano a costituire una sorta di terza gamba del centrodestra che potrebbe avere un suo peso se davvero si allargasse ai Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni (quotati poco sotto il 4%). L'obiettivo, però, resta un processo federativo che coinvolga tutti e punti a quel 33% che potrebbe rimettere in gioco il centrodestra.

Uno scenario che però non sembra imminente.

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