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L'arma del terrorismo climatico e il ricatto energetico all'Europa

Le previsioni del tempo a cui assistiamo in questi giorni sono scandalose, un mix di terrorismo climatico e picconate al turismo

L'arma del terrorismo climatico e il ricatto energetico all'Europa

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Le previsioni del tempo a cui assistiamo in questi giorni sono scandalose, un mix di terrorismo climatico e picconate al turismo. A cominciare dai colori rosso fuoco tendenti allo scuro, per comunicare che non è più il Bel Paese ma un girone dantesco. I media stranieri li riprendono creando un danno al turismo. Poi ci sono i servizi giornalistici, la cui notizia di base è confondere il meteo col clima. Intervistare uno in centro città, sotto il sole del primo pomeriggio, stanco e sudato ai limiti della disidratazione, non è prova del riscaldamento climatico, ma solo uno che sta sotto al sole di luglio. Non starebbe meglio con uno/due gradi in meno, di cui nemmeno avverte la differenza. Gliene servono 10 in meno, ma quello si chiama maggio, non luglio.

La seconda notizia è dirottare la sofferenza verso la lotta al cambiamento climatico. Qui entrano in scena gli esperti, tutti di una sola chiesa. Spiegano che la Terra si sta riscaldando. Certo. Dicono che c'è una relazione con l'aumento dei gas serra, la CO2. Innegabile. Stop. Non dicono che la Terra si è riscaldata moltissime volte e altrettante si è raffreddata, l'ultima volta nel secondo dopoguerra, nel pieno della ripresa industriale basata sui fossili, e poi ancora negli anni 60 quando le copertine dei settimanali mostravano la glaciazione. Non dicono che il riscaldamento negli ultimi dieci/quindici anni ha rallentato, e non perché siamo più virtuosi ma per l'interazione di due grandi cicli oceanici, l'Oscillazione multi-decennale pacifica e l'Oscillazione multi-decennale atlantica. Non dicono che ci sono migliaia di studiosi e premi Nobel che mettono in discussione che siano solo le attività umane a provocare il riscaldamento.

Perché questi servizi, propaganda e non giornalismo, mirano a veicolare, anzi a vendere, usiamo il termine esatto, una cosa e una sola: dobbiamo fare qualcosa. Abbiamo sporcato e ora tocca a noi pulire. Intanto, non siamo noi europei a sporcare. La UE emette ogni anno meno dell'8% della CO2 mondiale ed è in calo dagli anni '80. Significa che non possiamo fare nulla di rilevante, anche scomparendo dalle carte geografiche. Senza scomparire ma impoverendo la nostra economia, come sta cercando di fare la Commissione sotto la spinta di Timmermans, ex Greenpeace, il beneficio ambientale sarebbe molto modesto. La realtà, dura da accettare, è che le emissioni globali sono aumentate dal 1990 del 65%, in grandissima parte in Cina e poi in altri Paesi in sviluppo, mentre l'Occidente le riduceva del 13%. Che nel frattempo la popolazione mondiale passava da 5,3 a 7,9 miliardi. Che la Cina e gli altri hanno provveduto a sfamarli, tirando fuori dalla povertà estrema oltre un miliardo di esseri umani.

Quindi fa caldo sì, perché è estate. Fa un filo più caldo sì, perché c'è gente che vive e mangia.

Allora scegli: sudare noi o affamare loro.

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