L'asta per le 4 popolari: il «feudo» del Centro agli stranieri o a Bper

Le offerte solo da febbraio, si muovono fondi inglesi e Usa La banca di Modena studia la maxi fusione con Ubi o Bpm

L'asta per le 4 popolari: il «feudo» del Centro agli stranieri o a Bper

L' asta per la cessione delle quattro banche salvate con il decreto del governo Renzi partirà a febbraio dopo lo scorporo delle cosiddette «bad bank», previsto entro gennaio. L'iter è partito ufficialmente martedì, con la riunione del comitato che raduna amministratori e consulenti. E ieri la Banca d'Italia ha messo «il timbro» sulla scelta degli advisor che si sono già messi a caccia di compratori: la società americana Oliver Wyman e la francese Société Génèrale presieduta dall'ex banchiere della Bce (renziano), Lorenzo Bini Smaghi. «Il processo - si legge in una nota di via Nazionale - sarà trasparente e non discriminatorio, esclusivamente finalizzato a massimizzare il ricavato nell'interesse delle aree economiche in cui le banche stesse sono radicate».

La vendita può riguardare i singoli istituti ma i quattro in blocco, vista la possibilità di creare un piccolo polo dell'Italia centrale. Perché, una volta ripuliti della «spazzatura» finanziaria, possono rappresentare un boccone ghiotto per aspiranti compratori interessati ad allargarsi annettendo nuovi «feudi» o - nel caso di pretendenti stranieri - mettere piede sul mercato nazionale del credito. Per la nuova Banca Etruria «se fossero una trentina le manifestazioni di interesse da gruppi italiani ed esteri avremmo un avremmo un certo potere di negoziazione, se fossero meno si vedrà», ha detto ieri Roberto Nicastro, presidente delle quattro nuove banche, aggiungendo che per la posizione dell'ex consociata Banca Federico del Vecchio «ci sono interessi specifici».

Il punto di forza delle banchette salvate sono le filiali sparse sul territorio, una clientela storica, al netto della fuga dei risparmiatori traditi, composta non solo di correntisti ma anche di tante piccole e medie imprese attive nei vari distretti di riferimento (e quello dell'oro di Arezzo, benché in crisi, fa gola a molti). Parliamo, complessivamente dell'1% dei depositi del nostro Paese, per un totale di quasi 700 sportelli aperti (324 per Banca Marche, 182 per l'Etruria, 106 per Carife e 65 per CariChieti). La Commissione Ue chiede di fare presto (e comunque entro metà 2016) ma più si deve vendere in fretta e più il prezzo lo fa il compratore. Dall'estero si sarebbe fatto avanti il fondo inglese Anacap.

Sono basati invece a New York, i fondi Apollo Global Management (reduce dall'acquisto di Carige Assicurazioni e alle prese con l'assemblaggio di un polo bancario-assicurativo in Europa), e Centerbridge che punterebbero soprattutto a un pacchetto di sofferenze (gli npl) messe sul mercato dalle «bad bank», ma potrebbero anche mettere sul piatto una fiche per quote di Banca Marche o dell'Etruria.

Il nome di qualche pretendente potrebbe inoltre uscire con le prossime mosse del risiko delle Popolari e in questi caso l'indiziato numero uno è l'emiliana Bper che aveva approcciato l'Etruria prima nel febbraio-marzo 2014 (per poi ritirarsi dinanzi alla moral suasion di Bankitalia che, come marito per l'istituto aretino, preferiva Popolare Vicenza), e poi fra il giugno 2014 e il febbraio 2015, a poche settimane dall'arrivo dei commissari.Le nozze con la banca modenese potrebbe inoltre essere il primo passo verso l'altare di una fusione più ambiziosa a tre, con protagonista una delle popolari più forti come Ubi o Bpm.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica