Guerra in Israele

Intifada a casa nostra. Zaki mette la kefiah e insulta Netanyahu: "È un serial killer". Scendono in campo i "cattivi maestri"

L'attivista egiziano liberato a luglio grazie all'azione del governo italiano si schiera subito contro l'Occidente e le "forze di occupazione". Intanto progressisti e vip si schierano con gli islamisti

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Nella tifoseria da stadio che si è sviluppata con ancora più impeto in questi ultimi giorni dopo l'attacco di Hamas allo Stato di Israele, emergono con forza alcuni profili di simpatizzanti per la Palestina. Tra tutti, spicca quello di Patrick Zaki, lo studente egiziano per il quale l'Italia ha speso ingenti energie per ottenere la liberazione dal carcere in cui era stato rinchiuso nel suo Paese con l'accusa di aver diffuso notizie false. Ora, invece, prende le distanze da quell'Occidente che gli ha regalato la libertà e che supporta lo Stato di Israele. Si schiera senza riserve al fianco della Palestina e di Hamas, che ha condotto raid terroristici su Israele, e sarà ospite di Fazio alla prima puntata del nuovo Che tempo che fa.

«Oggi le forze di occupazione israeliane hanno bombardato una delle chiese più antiche del mondo nella zona di Zaytoun a Gaza. La Chiesa di San Porphyrius ha più di 1.600 anni», scrive lo studente egiziano, che riposta anche commenti in cui si definisce «crimine di guerra» la risposta dello Stato ebraico. Mette in evidenza nel suo profilo le notizie di famiglie uccise dagli attacchi di Tel Aviv, dei bambini uccisi dagli israeliani ma non prende le stesse posizioni per condannare i raid dei palestinesi che hanno rapito e ucciso centinaia di giovanissimi durante un rave party ma anche anziani e donne, presi come ostaggi.

Basta scorrere indietro di qualche giorno per trovare un post in cui lo studente sferra un attacco a Benjamin Netanyahu. Era il 7 ottobre quando l'egiziano, a fronte della richiesta del premier israeliano di lasciare la striscia di Gaza, scriveva: «Quando un serial killer cerca di convincere la comunità internazionale che rispetta le convenzioni internazionali, per legalizzare l'uccisione di civili». C'è la cronaca degli attacchi israeliani nel suo profilo ma nessuna condanna verso Hamas. Una posizione che certo molti «cattivi maestri» della sinistra italiana troveranno convincente, visto che in queste ore si sono scoperti tra i più fervidi sostenitori degli attacchi palestinesi, definiti come resistenza.

Il sindacalista Giorgio Cremaschi, definendo fascista il governo di Israele a fronte della sua reazione dopo gli attacchi di Hamas dice che «nulla giustifica questa rappresaglia di stampo nazista che dimostra che il regime israeliano è sempre dalla parte del torto». Pubblica il video di Palazzo Chigi con la bandiera di Israele e ci tiene a dire «not in my name», appoggiando gli attacchi allo Stato ebraico: «Viva la Resistenza del popolo di Palestina. Viva la ribellione dell'apartheid di Israele e al suo governo fascista». C'è il portavoce di Potere al Popolo, Giuliano Granato, secondo il quale c'è un doppio standard occidentale: «Se Hamas spara razzi contro Israele è terrorismo e se Israele bombarda Gaza è diritto di difendersi». Senza tralasciare Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Partito della Rifondazione Comunista che senza appello afferma: «Esiste un aggressore, Israele, e un aggredito, il popolo palestinese».

Il capogruppo dei Verdi al Comune di Milano, Carlo Monguzzi, a nome del suo partito ha dichiarato che loro voteranno contro la proposta del Pd di illuminare con la bandiera di Israele la facciata di Palazzo Marino.

E poi c'è Fiorella Mannoia, che senza esprimersi direttamente ha messo i «like» a un post di Chef Rubio, che parla di «revisionismo storico» in supporto della Palestina, o a quello di Potere al Popolo, che sostiene il «diritto di resistere» della Palestina nelle ore immediatamente successive ai missili e ai brutali rapimenti di Hamas in Israele.

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