Economia

L'effetto contagio travolge Mps In un mese azioni crollate: -23%

Il decreto del governo ha creato un clima di sfiducia nell'intero sistema del credito. Il Monte dei Paschi ha dovuto sborsare 160 milioni di euro: è tra i più in difficoltà

L'effetto contagio travolge Mps In un mese azioni crollate: -23%

Uno virgola due euro. Ecco quanto vale oggi in Borsa il titolo del Monte dei Paschi che continua a viaggiare attorno ai minimi storici e ieri ha perso un altro 1,1 per cento. Poteva andare peggio, visto che in mattinata le azioni sono state anche sospese per eccesso di ribasso. Ma il bilancio resta preoccupante: nell'ultimo anno Mps ha ceduto il 48%, il 23% solo nell'ultimo mese. Perché? A far salire la febbre sulle banche storicamente «attenzionate» dal mercato (oltre al Monte, anche Carige che però ieri ha risalito la china con un +1,8%) sono state le recenti mosse del governo Renzi che ha azzerato i risparmi degli azionisti e obbligazionisti subordinati di Banca Marche, Etruria, CariChieti, CariFerrara ma ha salvato le quattro banche con i soldi delle big del credito. Compreso il gruppo senese che deve mettere sul piatto circa 160 milioni. Il nuovo clima di sfiducia nel sistema bancario dopo la stangata dei risparmiatori delle piccole «malate» del sistema potrebbe contagiare anche i clienti del Monte. Siena è ancora in convalescenza e alla ricerca di un cavaliere - anche straniero - disposto a portarla all'altare, come chiesto dalla Bce. «Si tratta di procedure che richiedono tempo», aveva ammesso lo stesso neo presidente Massimo Tononi lo scorso 23 settembre, appena insediato: Mps «ha ancora lavoro da fare», a cominciare dai 45 miliardi di crediti deteriorati e 26,3 miliardi di sofferenze lorde che una bad bank potrebbe contribuire ad alleggerire se non il progetto non fosse in alto mare. Senza dimenticare che da gennaio scatteranno le nuove norme europee sui salvataggi interni e a pagare, in caso di crac, saranno anche i correntisti con un patrimonio superiore ai centomila euro e gli obbligazionisti ordinari: il Montepaschi si è salvato già una volta grazie al contributo dei Tremonti e dei Monti bond, aiuti di Stato che sono stati rimborsati, ma soprattutto dopo che i soci sono stati chiamati, per ben quattro volte dal 2008, a far fronte agli aumenti di capitale per un importo complessivo di circa 15 miliardi di euro. Se il promesso sposo non arrivasse in tempo e se in futuro la salute di Rocca Salimbeni tornasse ad aggravarsi improvvisamente fino a dover richiedere l'ennesima iniezione di liquidità, chi ci metterebbe i soldi? Nell'ipotesi peggiore scatterebbe un bail-in dalle conseguenze imprevedibili considerando la mole del Monte che, ricordiamolo, da novembre dell'anno scorso è sotto lo sguardo assai più severo della Vigilanza unica europea come tutte le altre banche Ue. Ad alimentare la pressione sono, inoltre, le voci che arrivano dal Brasile su un possibile disimpegno del fondo Btg Pactual, alleato in un patto di sindacato con la Fondazione Mps: dopo le dimissioni dell'ad e maggiore azionista della banca d'affari sudamericana, Andrè Esteves, in seguito al suo coinvolgimento in un'inchiesta su tangenti, il gruppo brasiliano potrebbe reperire le risorse di cui necessita dalla cessione di alcune partecipazioni, tra cui quella in Monte. Intanto l'amministratore delegato, Fabrizio Viola, in un'intervista rilasciata nei giorni scorsi al Corriere della Sera, ostenta serenità. Restano, però, i numeri: al 31 marzo del 2012 la raccolta complessiva era di 278 miliardi di euro, rispetto ai 230 miliardi di euro del resoconto intermedio di gestione del 30 settembre 2015. Ovvero 47,2 miliardi di euro in meno sotto la gestione Viola. Idem per i crediti verso la clientela che nello stesso periodo sono passati da 147 miliardi di euro a 112,5 miliardi di euro, con una riduzione di 34,5 miliardi di euro.

C'è comunque chi vede nel calo del titolo un'opportunità: se qualcuno dall'estero ha messo gli occhi sul Monte, a questi prezzi di Borsa portarselo via sarebbe davvero un ottimo affare.

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