
La Lega riapre il dossier sul terzo mandato per i governatori e riaccende lo scontro con gli alleati. Ieri in commissione Affari costituzionali, al Senato, il Carroccio ha depositato l'emendamento al Ddl sui consiglieri regionali che prevede un terzo mandato per i presidenti di Regione. L'emendamento è firmato dai senatori Tosato, Bizzotto, Stefani, Dreosto, Testor, Spelgatti e Garavaglia. Il voto è previsto per giovedì. La mossa però riaccende lo scontro con Forza Italia, contraria al tris per i governatori. Raffaele Nevi, portavoce degli azzurri ribadisce il no: "La posizione di Fi è sempre la stessa. Voteremo contro l'emendamento presentato dalla Lega". La Lega insiste. "La posizione di Tajani spiega Paolo Tosato, firmatario dell'emendamento è di totale contrarietà nonostante le interlocuzioni che sono avvenute sicuramente in questa settimana. Noi abbiamo avuto una sensazione di apertura da parte di Fratelli d'Italia, ed è per questo che un po' lo scenario è cambiato rispetto a quando depositammo l'emendamento all'inizio. Vediamo qual è effettivamente la posizione al momento del voto di Fdi". Dal fronte meloniano si sbilancia il presidente del Senato Ignazio La Russa: "Sul terzo mandato per i presidenti di regione sembra esserci più un tramonto che una eclissi. Ma vedremo". Favorevole invece dovrebbe essere Italia Viva.
A certificare la tensione tra Fi e Lega è anche un siparietto, intercettato ieri dal Giornale a Palazzo Madama durante il dibattito sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni, tra Matteo Renzi e Massimiliano Romeo, capogruppo del Carroccio al Senato. "Quando bullizzavo Tajani in Aula vi vedevo sorridere", incalza Renzi. Romeo allarga le braccia e rinnova il sorriso. Senza controbattere.
Se Atene piange, Sparta non ride. Anche tra le file dell'opposizione va in scena la resa dei conti in Aula sulle comunicazioni di Meloni in vista del Consiglio europeo. La sinistra va totalmente in testa coda. Il Pd vota contro la risoluzione grillina, che vuole riallacciare i rapporti con il regime di Putin. Calenda appoggia la linea del governo Meloni: "Devo dire che condivido larga parte di quello che ha detto il governo" commenta il leader di Azione. E subito tre senatori dem votano la risoluzione (appoggiata dal centrodestra) di Azione. È una maionese impazzita. A Palazzo Madama si parte alle 9 e 30, puntualissimi. La maratona, rispetto a due giorni fa alla Camera, si dimezza. L'agenda della premier prevede alle 13 e 30 il pranzo al Quirinale con Sergio Mattarella. Alla fine passano la risoluzione di maggioranza e quella di Calenda. Ma la sorpresa è il voto favorevole al testo di Azione (votato anche dal centrodestra) da parte di tre senatori del Pd: Simona Malpezzi, Pier Ferdinando Casini e Filippo Sensi. Bocciate le risoluzioni Pd, M5s e Avs.
Il testo di Azione ricalca la linea in politica estera del governo su Ucraina e Medio Oriente. L'unico distinguo riguarda il rapporto Meloni-Trump. Che diventa anche l'unico punto di contatto tra i partiti di opposizione.