Politica

"Sciopero della fame contro il bavaglio sui 5 referendum". Calderoli e i radicali sollecitano il Colle

Il leghista e il partito fondato da Pannella accusano: "Facciamo crollare il muro di silenzio dei media sulla consultazione del 12 giugno". Salvini: "Stanno rubando la democrazia. Il capo dello Stato si faccia sentire in Rai"

"Sciopero della fame contro il bavaglio sui 5 referendum". Calderoli e i radicali sollecitano il Colle

Uno sciopero della fame a oltranza per segnalare l'esistenza di un «muro del silenzio»: questa è l'ultima iniziativa lanciata da Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato ed esponente di spicco della Lega, e dal Partito Radicale. La mossa, che può squarciare la strumentale patina d'irrilevanza - quella che è stata costruita ad arte attorno al referendum - , è stata annunciata ieri, durante una conferenza stampa. La stessa che si è svolta nella sede del partito guidato per anni da Marco Pannella.

Chi, con la raccolta delle sottoscrizioni, ha fatto sì l'Italia potesse esprimersi una volta per tutte sul sistema Giustizia, non può accettare che parte della politica ed una fetta consistente dei media evitino, peraltro in maniera scientifica, di parlare di un appuntamento che è ormai in programma tra dieci giorni. Calderoli ha persino scritto, insieme ad Irene Testa, tesoriere del Partito Radicale ed autrice di un libro intitolato «Il fatto non sussiste - Storie di orrori giudiziari», una lettera destinata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Durante l'evento, è stato ribadito in maniera nitida: «Mattarella pensaci tu». Se non altro perché sembra persistere la convinzione che soltanto il capo dello Stato possa, magari attraverso un intervento pubblico, modificare l'andazzo. «O crolla il muro del silenzio o andrò avanti fino al giorno 12 o finché resterò in piedi», ha premesso il senatore del Carroccio. Poi la sostanza dell'iniziativa che è stata definita non-violenta: «Credo che dobbiamo dare un messaggio forte. Chiederemo il coinvolgimento degli eletti di vari livelli e delle persone qualunque che potranno segnalare la loro partecipazione», ha aggiunto l'ex ministro per le Riforme. Lo sciopero della fame potrebbe dunque allargarsi in poco tempo ed a macchia d'olio, interessando alcuni tra coloro che siedono sugli scranni del Parlamento, numerosi amministratori che operano lungo tutto il territorio nazionale e chi, tra la cittadinanza, deciderà di aderire. L'ex capo di Dicastero, in relazione alla mancata informazione, ha tuonato: «Molte persone non sono a conoscenza che il prossimo 12 giugno si vota». Luciana Littizzetto, con le considerazioni presentate a Che Tempo Che Fa, per il parlamentare leghista, ha quantomeno contribuito a far emergere sul piano pubblico la prossimità temporale con le urne: «Nei talk show, il referendum non c'è o c'è un parlarne male senza contradditorio. L'apoteosi c'è stata con il monologo della Littizzetto. Io però la devo ringraziare - ha annotato Calderoli - anche se ha sbertucciato i referendum, perché ne ha parlato in prima serata». Il leader della Lega Matteo Salvini, dal canto suo, ha preso posizione durante una diretta trasmessa via social network: «Domenica 12 giugno - ha osservato l'ex ministro dell'Interno - c'è la possibilità di cambiare la Giustizia italiana. Domenica proviamo a superare il bavaglio che la sinistra, il Partito Democratico ed il Movimento 5 Stelle portano avanti. Vogliono continuare a vincere le elezioni con le sentenze dei giudici». Subito dopo, il vertice del Carroccio ha tirato un'ulteriore stoccata: «I referendum non esistono per la Rai, per le grandi televisioni, per i grandi giornali. C'è un bavaglio, una censura, una congiura». La chiosa di Salvini non ha bisogno di interpretazioni: «Stanno rubando la democrazia». I dati sullo spazio riservato dal servizio pubblico al referendum sono quelli che sono: «Il nostro sciopero è per aiutare il presidente ad intervenire nei confronti della Rai - ha affermato, durante la conferenza stampa e senza mezzi termini, Irene Testa - affinché ripristini il diritto inalienabile dei cittadini ad essere informati sulla data ormai imminente dei referendum del 12 giugno, ad oggi totalmente ignorata. Bene la posizione AgCom sul richiamo alla Rai dopo le nostre denunce ma non basta. Abbiamo bisogno di atti concreti», ha aggiunto l'esponente del Partito Radicale. L'Autorità per le Comunicazioni ha optato per un richiamo formale affinché venga garantita la copertura che sarebbe prevista, ma i promotori si aspettano che succeda qualcosa che possa davvero accendere le luci dei riflettori sul referendum. Quello che la Lega ed il Partito Radicale hanno emesso ieri è un vero e proprio urlo disperato per la salvaguardia della democrazia.

Lo sciopero della fame ha già avuto inizio.

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