
È polemica sul referendum dell'8 e 9 giugno promosso in parte dalla Cgil su lavoro, licenziamenti e per facilitare la cittadinanza agli stranieri. Il governo invita all'astensione, e innesca l'ira dell'opposizione e del segretario del sindacato Maurizio Landini, che gridano al «sabotaggio». Il leader della Cgil si dice pronto ad andare «casa per casa» pur di raggiungere la difficile asticella che fissa il quorum in almeno 25 milioni di persone. «Un paese come l'Italia che vede il 50% delle persone che non vanno a votare, il quorum si raggiunge se tutti, a partire da chi pensa che non serve niente a votare, invece va a votare», è l'appello del sindacalista. Gli risponde a stretto giro Alberto Balboni (nella foto), Fdi: «Sul piano del diritto costituzionale Landini zoppica alquanto e avrebbe bisogno di qualche ripetizione. Infatti, dovrebbe sapere che la nostra Costituzione non riconosce il voto come dovere, ma piuttosto come diritto». La giornata si scalda. Prima filtrano le indiscrezioni sull'indicazione dei vertici del partito della premier per la non partecipazione al voto, poi arriva la miccia che infiamma la polemica, con le parole del ministro degli Esteri, Antonio Tajani: «Noi siamo per un astensionismo politico, non condividiamo la proposta referendaria. Se invitiamo all'astensione? Assolutamente sì». Il leader del M5s Giuseppe Conte attacca la maggioranza: «Io penso che quando i politici, addirittura i responsabili oggi del governo, invitano i cittadini a non votare significa che vogliono aggravare le condizioni già malmesse della nostra democrazia». Segue a ruota il Pd: «La destra getta la maschera invitando a disertare i referendum dell'8 e 9 giugno. È noto che su lavoro e cittadinanza questo governo ha scelto di puntare su modelli di sviluppo e integrazione ingiusti e sbagliati, ma allora si abbia il coraggio di criticare nel merito i quesiti referendari anziché affossarli con la mancata partecipazione». Per i Radicali «l'invito a disertare le urne da parte di FdI e Forza Italia è un gesto grave e inaccettabile». «Vergognoso», dice Riccardo Magi, Più Europa. Ma Tajani tiene il punto: «Deve essere una scelta libera, è illiberale chi obbliga gente a votare». Attacca il governo anche Nicola Fratoianni, Avs: «Non hanno il coraggio di dire apertamente che vogliono che si continuino a sfruttare o ad essere precarie a vita le persone sul lavoro. Appello agli elettori centrodestra, non ascoltateli». Per l'azzurro Maurizio Gasparri invece «è vergognoso poter attivare un referendum con firme elettroniche con un numero di presentatori che è rimasto come quello dell'epoca dell'esclusività del cartaceo. In questo modo è facilissimo promuovere referendum in maniera perfino pretestuosa. Siccome è legittimo attivare la procedura referendaria per abrogare questa o quella norma, è altrettanto legittimo difendere le norme esistenti». E ieri anche la segretaria del Pd, Elly Schlein è tornata a ribadire l'impegno del Pd per la partecipazione, «Chiediamo davvero a tutti e tutte di andare a votare.
I cittadini e le cittadine hanno un'occasione di far valere la dignità e la sicurezza del lavoro». Secondo Maurizio Lupi, Noi moderati, invece «i quesiti referendari sul lavoro guardano al passato con paraocchi ideologici, senza offrire soluzioni concrete alle questioni che dicono di voler affrontare».
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