Economia

"L'elettrico può essere un boomerang"

Il presidente di Unem: "Diversificare è fondamentale. E poi addio Euro 7"

"L'elettrico può essere un boomerang"

«Quali timori nel mondo petrolifero dal via libera al Fit for 55 dell'Ue? Il problema più grosso riguarderà lo sviluppo dei motori Euro 7 di nuova generazione per i tempi di ammortamento non sufficienti. Il rischio è che i costruttori di veicoli, vista la situazione, lascino perdere lo sviluppo dei nuovi Euro 7 a benzina e Diesel, non rifornendo più il mercato».

Claudio Spinaci, presidente di Unem, l'Unione nazionale energie per la mobilità (l'ex Unione petrolifera), si prepara ad affrontare, il prossimo 5 luglio, a Roma, un'assemblea che avrà al centro la svolta del «tutto elettrico» per auto e furgoni dal 2035. «Un provvedimento - precisa Spinaci - che inevitabilmente porterà al ridimensionamento del sistema industriale del settore. Grave e inspiegabile, poi, è la bocciatura dell'introduzione di un sistema volontario di crediti per i carburanti rinnovabili che mirava al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni del 100% al 2035, con buona pace della neutralità tecnologica condivisa da molti, ma praticata solo a parole».

Presidente, dall'Ue una soluzione a senso unico e addio a benzina e Diesel.

«Con i nostri carburanti a basso contenuto di carbonio noi continuiamo a rappresentare un'importante alternativa che, però, viene esclusa per legge insieme ai possibili sviluppi, bloccando la ricerca e i progetti avviati. Tutto sarà ora rivalutato guardando alla domanda a lungo termine. È un'alternativa che avrebbe potuto bilanciare la soluzione del solo elettrico.

Diversificare, come stiamo vedendo, è una questione di sicurezza energetica».

Intanto, all'ordine del giorno c'è il caro carburanti.

«Una situazione che risente delle turbolenze sui mercati internazionali e poi in quanto gravati tra il 60 e il 65% tra Iva e accise (percentuale che valeva prima del taglio di queste ultime, ndr). C'è un prelievo fiscale che non ha pari altrove».

Già, con il «tutto elettrico» e l'addio graduale a benzina e Diesel, che fine faranno i 40 miliardi in accise e Iva che lo Stato incassa ogni anno?

«Dovranno essere sicuramente rimpiazzati, visto che servono per la spesa corrente. Dove e come si vedrà».

Il segretario del Pd, Enrico Letta, ha detto che chi è green è di sinistra e chi, invece, parteggia per il carbon fossile è di destra.

«È la dimostrazione palese che quella presa è una decisione puramente politica, determinata da scelte ideologiche senza fondamenti industriali e una prospettiva reale di decarbonizzazione. Abbiamo, da parte nostra, una tecnologia che viaggia parallela a quella imposta, esclusa in base a soli pregiudizi ideologici».

Alla vostra assemblea come reagiranno le aziende associate?

«C'è molta frustrazione perché viene impedito forzatamente un processo di decarbonizzazione che, comunque, prosegue in altri settori importanti: aereo, marittino e trasporto pesante».

Quindi, si va avanti.

«La Ue non ha deciso la nostra fine, ma ci ha arbitrariamente esclusi da una possibile competizione.

Gli obiettivi di riduzione delle emissioni nei trasporti non si ottengono costringendo intere filiere a chiudere, ma incentivando e accompagnando la loro riconversione per contribuire a una reale decarbonizzazione nel rispetto delle regole di mercato».

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