Pentiti, disillusi, traghettati (nel centrodestra) e tutti in fuga dal M5s. L'esodo è iniziato e questa volta a stabilirlo è un'analisi scientifica suffragata dai dati. Gli elettori che hanno votato in passato il M5s si pentono e scelgono oggi di votare centrodestra. È quanto documenta in un report l'Istituto di Studi e Ricerca Carlo Cattaneo di Bologna da sempre puntuale nel misurare i flussi elettorali e dunque lo stato di salute dei partiti. Così come già anticipato dalle elezioni in Abruzzo, gli orientamenti dell'elettorato italiano stanno ormai mutando. Rispetto al 4 marzo scorso, gli italiani che hanno votato il M5s, e che adesso possono valutare l'azione di governo, ne danno un giudizio negativo e smettono di votarlo.
A ridosso delle elezioni in Sardegna, che hanno premiato ancora una volta il centrodestra nella versione unita, vale a dire Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia, i politologi dell'Istituto mettono a confronto i risultati del voto sardo con quelli delle scorse elezioni politiche e registrano per il M5s «una perdita di voti che appare impressionante». Passati nel giro di qualche mese dal 42% di consensi al 9.7%, il Movimento ha perduto 300 mila voti ma soprattutto quel bacino di credibilità che ne aveva permesso l'esplosione. Secondo il report curato dal professore Rinaldo Vignati dell'università di Bologna perfino i «fedeli» del M5s - quella che può essere considerata la vecchia «base» - hanno finito per cambiare fede. Solo il 25% a Sassari e il 19% a Cagliari hanno riconfermato il loro voto. Gli elettori del Movimento hanno finito per sposare il programma del centrodestra e, non a caso, l'Istituto li definisce «traghettati». La campagna elettorale del centrodestra ha pagato e strappato così al M5s il 18 per cento di elettori a Cagliari e ben 33 per cento a Sassari. Una dispersione che nell'analisi dell'Istituto non può essere solo imputata alla «risaputa debolezza locale» del M5s, alibi dietro cui si è rifugiato il leader politico Luigi Di Maio per commentare la sconfitta. L'arretramento ne descriverebbe piuttosto «un momento di difficoltà politica» che si traduce nell'emorragia di consenso. Come spiega ancora Vignati «da sempre il M5s ha strappato elettori a sinistra ma ha sempre ceduto a destra». Oggi la novità è che il deluso del M5s conclude il suo percorso rifugiandosi nel centrodestra che «appare più dinamico». Ma la crisi del Movimento è evidente non solo nella perdita dei fedeli e dei pentiti ma nella crescita dei disillusi.
L'Istituto quantifica questo elettorato, che in Sardegna si è preso una pausa di riflessione e si è astenuto, in ben 33 per cento a Cagliari e 27 per cento a Sassari. Per Vignati non c'è dubbio che sia in Abruzzo che Sardegna nei confronti del M5s «c'è una valutazione negativa della performance di governo». Agli italiani non piace insomma come governano il Paese? «Noi politologi definiamo i partiti di protesta, come il M5s, flash party. Vivono di fiammate.
Per il momento sono stati bravi a resistere ma adesso, che sono al governo, è difficile mantenere le promesse che, solitamente, sono esagerate. Oggi c'è un percorso di ritorno degli elettori del M5s. Un ritorno nelle antiche case e in quella del centrodestra che oggi sembra essere imbattibile».
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