
A Messina, settant'anni fa, nel 1955, ripartì il cammino dell'integrazione europea. Il convoglio europeo si rimise in moto con l'iniziativa del Ministro italiano Gaetano Martino di riunire i ministri degli esteri della CECA tra Messina e Taormina. Di fronte alle tante questioni dell'Europa, a "Taobuk" (il festival internazionale del libro di Taormina, inauguratosi giovedì e che durerà fino a lunedì 23 giugno, ndr) siamo voluti ripartire da qui, da Messina, con una riunione dei Ministri dei sei Paesi fondatori, perché oggi nuovamente il Mediterraneo è al centro di nuove e complesse crisi ma è anche il luogo dove si giocano essenziali sfide per il futuro dell'Europa.
Se settant'anni fa l'atmosfera di disgelo dopo la morte di Stalin e la difficoltà della Francia ad uscire dal suo passato coloniale avevano contribuito a indebolire la spinta verso una dimensione militare del processo d'integrazione, oggi i dati dell'Eurobarometro ci dicono invece che più di otto cittadini su dieci ritengono necessaria una politica comune di difesa e di sicurezza. Come allora, assistiamo sul suolo europeo a una politica di espansione imperiale ad est. Questa pressione pone in maniera radicale la questione di fissare i confini e, quindi, di costruirsi e sentirsi come una vera comunità capace di difendere quello spazio di libertà e di sicurezza.
E proprio al tema dei confini europei abbiamo dedicato un momento di riflessione. La nuova amministrazione statunitense chiede all'Europa di difendersi da sola. Oggi forze armate nazionali operano all'interno dell'organizzazione della NATO, che è un edificio completo e certo efficiente, ma che, per funzionare anche per la difesa dell'Europa, è ancora molto dipendente dalla stampella statunitense. Una stampella di cui come ci ricordano ogni giorno gli alleati americani l'Europa deve fare in modo di non avere bisogno per difendersi.
Le sfide di oggi richiedono agli alleati europei di agire come una potenza regionale, agire - secondo la felice metafora di Mario Draghi - "Sempre più come se fossimo un unico Stato", per essere capaci di far fronte a minacce tradizionali e a quelle di tipo nuovo come sabotaggi o cyber-attacchi a infrastrutture strategiche, investendo in progetti comuni sulla ricerca spaziale e l'intelligenza artificiale. In fondo, spazio e Intelligenza artificiale rappresentano oggi quel che furono nel secolo scorso il carbone e l'acciaio. Servono più che mai fantasia e proposte creative. Serve più Europa.
Ma non necessariamente l'evoluzione dell'Europa che conosciamo, come ha scritto di recente Gilles Gressani. Questa, in fondo, la lezione che ci viene dall'incontro di Messina e Taormina di settant'anni fa.* Presidente e direttrice artistica di Taobuk, Taormina International Book Festival