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Una lezione di democrazia

Non tutti i presidi sono uguali. C'è chi concepisce la scuola come un luogo di libertà in cui l'ideologia non deve entrare e chi la considera un luogo di militanza

Una lezione di democrazia

Non tutti i presidi sono uguali. C'è chi concepisce la scuola come un luogo di libertà in cui l'ideologia non deve entrare e chi la considera un luogo di militanza. Alla prima categoria, con tutta probabilità, appartiene Andrea Di Mario, dirigente scolastico del Liceo Giosuè Carducci di Milano in cui sono state esposte le immagini di Giorgia Meloni e del ministro Valditara a testa in giù. Il preside ha deciso di scrivere una lettera indirizzata agli studenti, ai docenti e a tutta la comunità scolastica che è un esempio di equilibrio e, non a caso, il Ministro Valditara ha espresso parole di encomio nei suoi confronti: «Complimenti ad un preside coraggioso, consapevole del suo alto ruolo istituzionale».

Nella circolare pubblicata sul sito della scuola, il preside condanna senza mezzi termini quello che definisce «un gesto di qualche isolato ma brutale, brutto, violento e pesante» aggiungendo «il Liceo Classico Statale Giosuè Carducci di Milano è da sempre e sempre più uno spazio plurimo, aperto, pacifico: democratico! Oggi abbiamo ricevuto un danno, doloroso, rispetto a tutto quello che in questa scuola si sta facendo».

Perciò, come spiega il dirigente scolastico «non vogliamo che i nostri studenti siano vittima di un circuito, banale, che banalizza la stessa lettura della realtà", esattamente ciò che è accaduto nelle ultime settimane in seguito ai fatti al Liceo Michelangiolo di Firenze. Dopo aver ricordato che il Carducci si trova accanto a Piazzale Loreto, il preside ha lanciato un monito per non «rimanere incagliati in linguaggi vecchi, logori e cupi, che alzano muri. Il carducciano è rigoroso e non accetta la logica da curva violenta».

Secondo Di Mario, il Liceo Carducci deve anche rappresentare una scuola di politica ma intesa nel senso più alto del termine, ovvero per «praticare un culto della rappresentanza, del confronto».

Impossibile, dopo aver letto queste parole, non fare un paragone con quanto scritto qualche giorno fa dalla sua collega del Liceo Da Vinci di Firenze Annalisa Savino, fresca di partecipazione alla manifestazione antifascista di sabato. Da un lato un preside che con equilibrio sottolinea il valore della scuola come luogo democratico invitando ad evitare semplificazioni e banalizzazioni, dall'altro una preside che scrive una lettera con una valenza politica paventando un pericolo di ritorno del fascismo che non esiste. Da un lato un dirigente scolastico che invia una circolare cercando di evitare nuove divisioni e invitando ad abbassare i toni, dall'altro una sua collega che rischia di acuire le contrapposizioni.

Il preside del Carducci di Milano sarà ideologicamente di sinistra, oppure di destra, forse non si riconoscerà in nessuna di queste categorie politiche ma poco importa perché non è questo il punto.

È normale (e legittimo) che un professore o un preside abbia idee e convinzioni politiche, l'importante è che svolga il proprio lavoro senza influenzare gli studenti e garantendo un'educazione libera da ogni pregiudizio o ideologia e in grado di far sviluppare senso critico, è questo il ruolo della scuola.

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