L'imputato Fini alla sbarra Rischia dodici anni di carcere

Oggi il primo giorno di udienza. L'ex leader Fli deve rispondere di riciclaggio: «Fiduciosa attesa del giudizio»

L'incredibile parabola umana, politica e giudiziaria di Gianfranco Fini vivrà nelle prossime ore un ulteriore passaggio doloroso e delicato. L'ex leader di Alleanza Nazionale, ex fondatore del Pdl e presidente della Camera, dopo il rinvio a giudizio per riciclaggio dello scorso luglio deciso dal Gup di Roma - che ha mandato a processo anche la compagna di Fini, Elisabetta Tulliani, il padre e il fratello di quest'ultima, Sergio e Giancarlo, e il «Re delle slot» Francesco Corallo - affronta oggi il primo giorno del suo processo. Un giudizio nel quale Fini, sulla carta, rischia fino a 12 anni di carcere. Rinviati a giudizio anche altri cinque indagati tra i quali l'ex parlamentare Amedeo Laboccetta.

Il processo è fissato davanti alla quarta sezione penale del Tribunale di Roma. Oggi saranno rese note le date delle prossime udienze e non verrà ascoltato nessuno. Al centro delle contestazioni dei magistrati c'è l'operazione di compravendita del famoso appartamento di Montecarlo, lasciato in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni ad Alleanza Nazionale. Un'operazione effettuata nel 2008 per poco più di 300mila euro e che con la cessione dell'immobile nel 2015 fruttò un milione e 360mila dollari. Una vicenda raccontata nel 2010 da Gianmarco Chiocci e da Massimo Malpica su questo giornale tra mille diffidenze e difficoltà, in un clima ostile verso quella che allora venne definita sbrigativamente come «la macchina del fango».

La Procura contesta ad alcuni imputati i reati di associazione a delinquere finalizzata al peculato, riciclaggio ed evasione fiscale. Secondo l'accusa, Corallo, Alessandro La Monica, Arturo Vespignani, lo stesso Laboccetta, Rudolf Theodoo, Anna Baetsen e Lorenzo Lapi, avrebbero fatto parte di un'associazione per delinquere che, nell'evadere le tasse, era dedita al riciclaggio. I soldi sarebbero stati utilizzati da Corallo per attività economiche e finanziarie, ma anche nell'acquisto di immobili.

Gli accertamenti del procuratore aggiunto Michele Prestipino e del pm Barbara Sargenti hanno riguardato anche l'immobile Boulevard Principesse Charlotte 14 finito nella disponibilità di Giancarlo Tulliani. L'appartamento monegasco sarebbe stato acquistato da Tulliani junior grazie ai soldi di Corallo attraverso due società (Printemps e Timara) costituite ad hoc. Il coinvolgimento di Fini (che respinge tutte le accuse) è legato proprio al suo rapporto con Corallo. I Tulliani, come Fini, sono accusati solo di concorso in riciclaggio e non di associazione per delinquere.

L'ex leader di An commenta così l'avvio del processo: «Finalmente. Serenità, coscienza a posto e, quindi, fiduciosa attesa del giudizio». Giancarlo Tulliani, come raccontato ieri all'Adnkronos dall'avvocato Alessandro Diddi, si trova a Dubai, «è preoccupato, ma nell'assoluta consapevolezza di essere innocente e non latitante». Contesta il «verbale di vane ricerche, perché sapevano benissimo che Tulliani non era in Italia perché è iscritto all'Aire, quindi ufficialmente residente all'estero e perché, durante la perquisizione, il padre era al telefono con lui negli Emirati».

La circostanza che l'ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti sia stata eseguita proprio negli Emirati gli impedisce di tornare in Italia: «Non si può allontanare dal territorio, altrimenti sarà punito dalla sharia».

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