L'Iran cerca piazze per maledire Israele

Il regime degli ayatollah sta pompando a tutta forza la sua propaganda contro Israele

L'Iran cerca piazze per maledire Israele
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Il regime degli ayatollah sta pompando a tutta forza la sua propaganda contro Israele. Da quando l'Iran è stato trasformato, ormai 45 anni fa, nell'avanguardia dell'estremismo islamico, i fanatici sciiti non ne hanno mai fatto mistero: per loro lo Stato ebraico è un cancro da estirpare, l'antisemitismo più bieco (fino alla negazione nazistoide del fatto storico dell'Olocausto) un motivo di orgoglio, la morte nella battaglia per restituire la Palestina ai palestinesi un onore supremo. Da qui il sostegno militare e finanziario a quelle che per noi sono entità terroristiche (Hamas a Gaza, Hezbollah in Libano, gli Houthi in Yemen, senza dimenticare le milizie sciite in Iraq e l'appoggio al regime sanguinario di Bashar el-Assad in Siria) mentre a Teheran preferiscono chiamarle fronte di resistenza e si gloriano di coordinarne i crimini. Questo fronte agisce di concerto con poco raccomandabili alleati come la Russia di Vladimir Putin (che acquista dall'Iran vagonate di missili e droni da scaricare sull'Ucraina), l'infame Corea del Nord del megalomane armiere nucleare Kim Jong-un e un po' più dietro le quinte la subdola Cina di Xi Jinping. Come tutti questi regimi, quello iraniano ha bisogno di una facciata di consenso di massa: e qui è il suo punto debole. Perché è vero che in Iran esiste, come da sempre presso tutti i regimi autoritari, una quota significativa di fedeli autentici e fanatici: e siccome un regime ha per definizione il monopolio della propaganda e delle piazze, questa rumorosa minoranza sembra la maggioranza che non è. Ma è appunto altrettanto vero che la larga maggioranza degli iraniani (si stima l'80%) non sta con la dittatura religiosa, ma ne subisce semmai la brutalità. In queste ore gli ayatollah chiamano il popolo in piazza a urlare il suo odio verso Israele, a giurare la sua voglia di martirio, a prepararsi insomma alla guerra che loro stessi hanno scatenato lo scorso 7 ottobre sguinzagliando i terroristi di Hamas a far strage di subumani ebrei in Israele. Ma il popolo non risponde; in piazza si vedono i soliti forsennati che bruciano bandiere, che gridano slogan di morte verso l'Occidente tutto (che poi saremmo noi): ma la gente comune se ne sta a casa. Per loro il vero nemico è il regime stesso, quello che spara negli occhi alle ragazze che escono senza il velo obbligatorio o che abbracciano in strada i loro fidanzati. La scrittrice Azar Nafisi, autrice di Leggere Lolita a Teheran, l'ha detto chiaro: «Gli ayatollah usano il nostro popolo, ma qui nessuno vuole far guerra agli ebrei».

La cosa triste e penosa è che se questi maestri di oscurantismo violento volessero fare il pieno di adepti urlanti e poco pensanti non avrebbero che da gettar le reti tra i nostri studenti.

Quelli che non hanno trovato il tempo per indignarsi per le centinaia di docenti iraniani cacciati dalle università e per gli studenti su cui la polizia ha aperto il fuoco nei campus, per le loro coetanee arrestate e stuprate in carcere, ma che sono tutti un fuoco per la Palestina dal fiume al mare (e chissà se sanno quale fiume e quale mare) e contro i genocidi israeliani. E' un tragico paradosso: per far la guerra all'Occidente bisogna pescare in Occidente.

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