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L'islam in classe

La polemica sulla scuola chiusa per Ramadan. Il ministero: "No a nuove festività". In Italia 300mila studenti musulmani. Da Savona a Firenze, le circolari contestate

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La scuola di Pioltello, provincia di Milano, ha deciso di iniziare l'anno scolastico un giorno prima e di tenere chiuso il 10 aprile, per il Ramadan. «Quasi la metà dei nostri studenti sono musulmani» spiega il preside del plesso che comprende istituto dell'infanzia, elementari e medie. Ne segue dibattito di fuoco: «Volete islamizzare il Paese» urla la Lega. «Così si rischia di minare le nostre radici cristiane» interviene Fratelli d'Italia. «È una questione di rispetto e integrazione» replica il Pd.

Ma c'è una ragione «più tecnica» che rende anomala la decisione di sospendere le lezioni: e cioè che le scuole non possono decidere da sole quali festività seguire, al netto dell'autonomia nella gestione del calendario scolastico. A sottolinearlo è il ministro all'Istruzione Giuseppe Valditara che ha annunciato una verifica dell'Ufficio scolastico regionale sul provvedimento. «Non c'è una contesa politica, c'è solo la necessità di rispettare la legge» specifica «super partes», mettendo subito a tacere chi lo accusa di una battaglia anti Islam o di non favorire l'integrazione.

«Si può fare tutto, decidere qualsiasi cosa, purchè siano gli organi competenti a prendersi la responsabilità di farlo - specifica - In questo Paese purtroppo è invalsa un po' l'abitudine, sulla base di valori di riferimento più o meno politicamente corretti, di fare riflessioni sul come ci si dovrebbe comportare. Dobbiamo ripristinare la cultura della regola. Mi sono mosso esclusivamente per affermare e sottolineare la cultura della regola e della legalità. Il calendario lo stabilisce la Regione, la scuola può derogare al calendario per esigenze legate al Pcto (i percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento). Vediamo, se così è bene. Se invece così non è stato, chi ha il potere di intervenire eventualmente deciderà di intervenire».

La scuola di Pioltello potrebbe restare un unicum oppure creare un precedente che riguarderebbe anche altri istituti, per lo meno quelli con una presenza consistente di musulmani. L'Islam a scuola rappresenta una quota rilevante di studenti, circa 300mila, cioè il 30% degli 880mila stranieri seduti dietro ai banchi. Non risulta però che nessun istituto abbia mai chiuso per dare agli alunni la possibilità di celebrare le festività della sua comunità religiosa.

Tuttavia altri casi «scolastici» hanno creato parecchie polemiche: più politiche che tra le famiglie interessate. A Calenzano, vicino a Firenze, i genitori di alcuni bambini di 10 anni hanno chiesto e ottenuto dalla preside l'esonero per i loro figli dal servizio di mensa durante il Ramadan. E la scelta è stata considerata da molti come «un atto di violenza» verso gli alunni.

Il preside del liceo Chiabrera-Martini di Savona in una circolare ha chiesto agli studenti di evitare «abiti troppo disinvolti» per non offendere la sensibilità di altre culture. In altri istituti ci sono state proteste per le bambine in aula con il niquab.

A Pioltello la decisione della chiusura per Ramadan è stata programmata, spiega il dirigente scolastico Alessandro Fanfoni, «perchè negli anni scorsi venivano a scuola in tre o quattro.

Nonostante le linee guida sull'inclusione consiglino di formare classi con non più del 30% di stranieri, noi arriviamo al 43% perché questa è la nostra utenza».

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