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L'israeliano, il palestinese e l'abbraccio con il Papa

Il messaggio del Pontefice: "Qui per la pace". Il pranzo coi detenuti, ci sono Turetta e Neumair

L'israeliano, il palestinese e l'abbraccio con il Papa

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Un abbraccio che rimane nella storia, nel segno della pace e della fratellanza. Il pastore, Papa Francesco e due figli, due amici imprenditori, uno israeliano e l'altro palestinese: da un lato Maoz Inon, a cui Hamas ha ucciso entrambi i genitori, e dall'altro Aziz Sareh che racconta come la guerra e i soldati israeliani gli abbiano tolto suo fratello. Due ferite che culminano in un unico grande gesto per chiedere la fine della guerra in Medio Oriente, davanti a Papa Francesco. Succede all'Arena di Verona, presenti oltre 12mila persone, durante l'incontro organizzato con i movimenti popolari arrivati da tutta Italia. Lo stesso Pontefice, dopo quell'abbraccio, rimane per un attimo spiazzato, a tratti commosso e dice di non aver parole per commentare: «Credo che davanti alla sofferenza di questi due fratelli che è la sofferenza di due popoli non si possa dire nulla. Loro hanno avuto il coraggio di abbracciarsi. E questo non è solo coraggio e testimonianza di volere la pace, ma anche un progetto di futuro. Entrambi hanno perso i familiari, la famiglia si è rotta per questa guerra. E guardando l'abbraccio di questi due, ognuno dal proprio cuore preghi il Signore per la pace».

Il futuro, spiega Francesco, «non è nelle mani dei grandi leader, è soprattutto nelle mani dei popoli e nella loro capacità di organizzarsi. Le ideologie non hanno piedi per camminare, mani per curare le ferite, occhi per vedere le sofferenze: la pace si fa con i piedi, le mani e gli occhi dei popoli coinvolti». Il bagno di folla per il Papa argentino arriva allo stadio Bentegodi dove Francesco è accolto da oltre 30mila persone.

Nell'attesa omelia Bergoglio, mettendo da parte il discorso preparato e parlando a braccio, ricorda l'importanza dell'azione dello Spirito Santo nella vita di ognuno: «Tutti noi abbiamo bisogno dell'armonia. Il contrario dell'armonia è la guerra, è lottare uno contro l'altro». Durante la visita nella città di Giulietta e Romeo il Papa, oltre all'incontro con il clero locale (dove è stato letteralmente accerchiato da un gruppo di suore di clausura) ha voluto visitare e pranzare con i carcerati della casa circondariale di Montorio. Circa 500 detenuti, tra cui anche Benno Neumair, condannato per aver ucciso i genitori e Filippo Turetta, assassino di Giulia Cecchettin.

«Conosciamo la situazione delle carceri, spesso sovraffollate, con conseguenti tensioni e fatiche. Per questo voglio dirvi che vi sono vicino, e rinnovo l'appello, specialmente a quanti possono agire in questo ambito, affinché si continui a lavorare per il miglioramento della vita carceraria».

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