Secondo l'Australia, non c'è alcuna urgenza nel chiudere le centrali a carbone. Argentina e Brasile vogliono invece tenersi stretti asado e churrasco, per non far sapere che la carne inquina e che una maggior iniezione di prodotti vegetali ridurrebbe del 50% i gas serra. Sono alcuni esempi di come parecchie nazioni stiano facendo pressioni sull'Onu per «correggere» il rapporto scientifico sul clima in vista della Cop26, la Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico, in programma dal 1° al 12 novembre a Glasgow. La notizia, destinata a deflagrare come una bomba, è stata pubblicata sul sito della Bbc. Il network britannico ha ottenuto da un gruppo di giornalisti scientifici legati a GreenPeace un documento composto da oltre 32mila tra appunti e richieste presentati da governi e grandi aziende. L'obiettivo è di rettificare il rapporto dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), la squadra di scienziati che ha predisposto le strategie per affrontare l'emergenza climatica.
Dal documento incriminato affiora soprattutto la pressione di nazioni come Arabia Saudita, Australia e Giappone nel ridimensionare la necessità di allontanarsi in tempi brevi dai combustibili fossili. Non solo, alcuni Paesi ricchi avrebbero espresso più di una perplessità sulla possibilità di finanziare quelli in via si sviluppo per passare a tecnologie green. Entrambi sono obiettivi primari della Cop26, che mira ad azzerare le emissioni a livello globale entro il 2050 e a mettere a disposizione 100 miliardi di dollari per le economie più arretrate. Non a caso la Bbc commenta: «Stiamo assistendo a una vera e propria manovra lobbistica per compromettere il summit di novembre».
Tra gli appunti emergono richieste talmente imbarazzanti da creare una probabile crisi diplomatica tra alcuni Paesi. Un consigliere del ministero del petrolio saudita fa pressioni affinché frasi come «mitigazione urgente» e «accelerate su tutte le scale» vengano eliminate dal rapporto degli scienziati. Un alto funzionario del governo australiano, invece, rifiuta la conclusione che sia necessaria la chiusura delle centrali elettriche a carbone. Uno scienziato consulente del governo indiano avverte che «il carbone rimarrà il pilastro della produzione energetica nazionale ancora per decenni a causa della concreta possibilità nel fornire elettricità a prezzi accessibili». Inoltre l'Arabia Saudita, che è il maggior esportatore di greggio al mondo, chiede agli scienziati Onu di eliminare le conclusioni che puntano sulla necessità di «sforzi di de-carbonizzazione nel settore energetico che portino a un rapido passaggio a fonti a zero emissioni con l'abbandono dei combustibili fossili». Anche l'Argentina, la Norvegia e l'Opec sono intervenute in tal senso. Oslo ha sottolineato che gli scienziati dovrebbero dare la possibilità di usare le tecnologie di cattura e stoccaggio come strumento per ridurre le emissioni.
Alcuni appunti pubblicati dalla Bbc riguardano la questione nucleare. Diversi paesi dell'Europa dell'Est (Repubblica Ceca, Slovenia e Polonia su tutti) sostengono che la bozza del rapporto dovrebbe essere più positiva sul ruolo che l'energia nucleare può svolgere nell'ottenimento degli obiettivi climatici. L'India va oltre, parla di «tecnologia consolidata che deve abbattere qualsiasi pregiudizio». Persino la Svizzera gioca la carta dell'ingerenza e chiede di modificare le parti del rapporto secondo cui i Paesi in via di sviluppo avranno bisogno del sostegno finanziario dei paesi ricchi per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni.
Corinne Le Queré, docente di Scienze e Politiche sui cambiamenti climatici presso l'Università dell'East Anglia, che ha redatto parte del rapporto per l'Ipcc, non ha alcuna intenzione di gettare la spugna di fronte alle interferenze: «Non integreremo nulla che non sia giustificato dalla scienza.
Tutti i commenti verranno giudicati esclusivamente sulla base di prove scientifiche. Ci sono nazioni che hanno davvero fatto una pessima figura. Averle stanate in questa fase è stato importante. Ora vedremo come si comporteranno».
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