Politica estera

L'Onu apre le braccia alla Palestina. Ira d'Israele: distrutta la Carta in aula

L'Assemblea generale approva la richiesta con 143 voti a favore, 9 contrari e 25 astenuti. Tra questi Italia, Germania e Regno Unito. Furia del governo Netanyahu: "È un premio ai terroristi"

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Giornata storica per la Palestina, che fa un primo passo verso l'ammissione a pieno titolo nelle Nazioni Unite. L'Assemblea Generale ha adottato a larga maggioranza una risoluzione che migliora lo status palestinese garantendogli «nuovi diritti e privilegi» (ma non quello di voto), e invitando il Consiglio di Sicurezza a riconsiderare favorevolmente la sua richiesta di diventare il 194esimo paese membro dell'organizzazione internazionale. Una «decisione assurda», secondo il ministro degli esteri dello Stato ebraico Israel Katz. «Il messaggio che l'Onu manda alla nostra regione in sofferenza è che la violenza paga. È un premio ai terroristi di Hamas». Mentre l'ambasciatore Gilad Erdan ha rincarato la dose affermando che l'Onu si prepara a «favorire la costituzione di uno Stato terrorista palestinese guidato dall'Hitler del 21mo secolo».

Nel testo, che ha ottenuto 143 voti a favore, 9 contrari (tra cui Usa e Israele) e 25 astensioni (inclusa l'Italia) si afferma che «la Palestina è qualificata per diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite in conformità con l'articolo 4 della Carta», e si invita il Consiglio di Sicurezza a «riconsiderare favorevolmente la questione». Il via libera del Cds (dove gli Stati Uniti il mese scorso hanno posto il veto) è infatti condizione necessaria per un'eventuale approvazione piena da parte dei due terzi dell'Assemblea. L'ambasciatore americano Robert Wood, nonostante le pressioni di Israele a fermare immediatamente i finanziamenti all'organizzazione internazionale, ha spiegato che il voto contrario di Washington «non riflette l'opposizione allo Stato palestinese». «Siamo stati molto chiari nel sostenerlo - ha precisato - ma la statualità potrà derivare soltanto da un processo che implichi trattative dirette tra le parti. Abbiamo detto fin dall'inizio che il modo migliore per garantire la piena adesione dei palestinesi alle Nazioni Unite è farlo attraverso negoziati con Israele. Questa rimane la nostra posizione», ha spiegato il diplomatico.

Anche l'Italia, come ha sottolineato il rappresentante permanente, ambasciatore Maurizio Massari, «condivide l'obiettivo di una pace globale e duratura che potrà essere raggiunta solo sulla base di una soluzione a due Stati», ma ritiene che «tale obiettivo debba essere raggiunto attraverso negoziati diretti tra le parti». «Dubitiamo che l'approvazione della risoluzione odierna contribuirà all'obiettivo di una soluzione duratura al conflitto. Per questo motivo abbiamo deciso di astenerci», ha aggiunto. Tra gli altri astenuti ci sono diversi paesi europei come Germania, Gran Bretagna, Albania, Bulgaria, Austria, Croazia, Finlandia, Olanda, Svezia. La risoluzione non garantisce ai palestinesi il diritto di voto, né potranno presentare la propria candidatura per i principali organi Onu come il Consiglio di Sicurezza, il Consiglio Economico e Sociale (Ecosoc) o il Consiglio per i Diritti Umani. Ma prevede diritti e privilegi aggiuntivi: essere seduti tra gli Stati membri in ordine alfabetico oppure di presentare proposte, emendamenti e sollevare mozioni procedurali in Assemblea (non concessi all'altro Stato osservatore non membro, la Santa Sede, né all'Unione Europea).

Il voto Onu arriva nel giorno in cui trapela anche il contenuto di un rapporto dell'Amministrazione Biden sullo Stato ebraico, che approda al Congresso.

Pur critici, gli Usa sostengono che «Israele non ha violato gli accordi sull'impiego di armi Usa a Gaza».

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